Basti pensare che nel mondo, dove vengono consumati 15 milioni di tonnellate all’anno di pasta, 1 piatto su 4 è italiano e che in Europa saliamo fino a 3 piatti su 4 per capire la portata dell’industria pastaria italiana. Secondo una ricerca condotta nel 2017 da AIDEPI, Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta italiane, infatti, questa conta circa 120 unità produttive, dà lavoro a 7.500 addetti e genera un fatturato di 4,7 miliardi di euro l’anno con una produzione globale di 3,3 milioni di tonnellate di pasta di cui 2,2 milioni esportate in tutto il mondo.
Pasta italiana, un prodotto d’eccellenza. Un piatto semplice, che coniuga perfettamente gusto, qualità, salute e praticità, da sempre patria indiscussa della pasta è l’Italia. Non è un caso infatti se il 99% delle famiglie italiane dichiara di mangiare pasta regolarmente, consumandone mediamente 24kg pro capite l’anno. Ad un consistente consumo interno, si aggiungono poi numeri importanti anche per l’export a cui è indirizzato il 56% della produzione. Destinatari del nostro prodotto d’eccellenza sono anzitutto la Francia, seguita da Germania, Inghilterra, Usa e Giappone. In un rapporto con riferimento al periodo 1997/2015 condotto da Pastai Italiani, è emerso, inoltre, come negli ultimi 18 anni l’esportazione di pasta italiana nel mondo sia fortemente cresciuta aumentando del 50%. Ma partiamo dall’inizio: prima di arrivare sulle nostra tavole e su quelle dell’intero pianeta, qual è l’origine di questo prodotto tanto amato un po’ ovunque?
Dalla terra alla tavola. Il primo anello della filiera coinvolto, parte proprio dalla terra, dall’agricoltura, stiamo parlando del grano duro, nonché materia prima nella produzione di pasta. In Italia contiamo infatti circa 1,2 milioni di ettari di terreno coltivati a seminativo per una produzione di 4,2 milioni di tonnellate di frumento duro all’anno a fronte di un utilizzo pari a 5,2 milioni di tonnellate. Ciò significa che, nonostante la produzione agricola in crescita e un patto di filiera da poco siglato tra mondo agricolo e industria di trasformazione finalizzato proprio all’aumento della disponibilità di grano di qualità, la produzione italiana non è ancora sufficiente a coprire per intero la domanda. Per sopperire al deficit, quindi, sebbene l’aumento delle rese del frumento italiano in 100 anni abbia dimezzato il ricorso al grano estero, è ancora necessario ricorre al grano d’importazione che attualmente copre circa il 30% di materia prima agricola e grazie al quale si riesce a soddisfare il fabbisogno di molini e pastifici.
I nuovi ingredienti di successo. Negli ultimi anni, inoltre, l’industria pastaria, oltre che su qualità e competenza, sta puntando molto anche su innovazione e benessere intercettando i nuovi gusti e rispondendo in maniera sempre più efficace alle moderne richieste che provengono dal mercato. I consumatori, infatti, sono sempre più attenti all’aspetto salutistico ma anche a quello gustativo, le esigenze si differenziano e moltiplicano mentre paste con farine integrali, senza glutine o con l’aggiunta di altri ingredienti come legumi, verdure e spezie (lenticchie, grano saraceno, zucchine, curcuma, etc.) coprono un’ampia fascia di mercato in costante crescita. In una stima di Aidepi sul ruolo giocato dall’innovazione nel settore della pasta, è emerso che negli ultimi anni le aziende stanno investendo mediamente il 10% del fatturato in ricerca e sviluppo per dare ai consumatori una risposta sempre più in linea con le loro esigenze che puntano soprattutto sugli ingredienti.