Si torna a parlare di public procurement e delle novità introdotte dal Codice dei contratti pubblici del 31 marzo scorso. Tra le numerose innovazioni del nuovo codice vi è certamente anche il collegio consultivo tecnico (c.c.t.), istituto che suscita un interesse trasversale e significativo sia sul versante teorico, sia per le immediate ricadute pratiche per le pubbliche amministrazioni e gli operatori economici impegnati nel mondo delle gare d’appalto. Siamo davanti ad una possibile rivoluzione nel mondo degli appalti, che il nostro ordinamento mutua dall’esperienza della contrattualistica internazionale dove organismi analoghi (i Dispute Boards) sono impiegati da decenni e contribuiscono alla corretta e celere esecuzione di contratti internazionali di ingente valore.
L’occasione per parlare del Collegio Consultivo Tecnico è offerta dalla presentazione del volume di Piergiuseppe Otranto (professore di Diritto amministrativo nell’Università di Bari e Senior of Counsel di Deloitte Legal), “Dalla funzione amministrativa giustiziale alle ADR di diritto pubblico. L’esperienza dei Dispute Boards e del collegio consultivo tecnico”, e vedrà confrontarsi rappresentanti del Governo, docenti universitari, magistrati, professionisti, esponenti di vertice delle Amministrazioni e del mondo delle imprese.
L’evento e i relatori. Dopo i saluti diDavide Bellomo (Componente II Commissione permanete Camera dei Deputati) e Fabio Pompei (CEO Deloitte Italia), Flavia Giacobbe condurrà la tavola rotonda sul tema “L’attuazione dei principi del risultato e della fiducia nel nuovo codice dei contratti pubblici. Il modello del collegio consultivo tecnico”.L’evento si terrà Il 3 ottobre prossimo a Roma alle 16.30, nella Biblioteca della Camera dei Deputati a Palazzo San Macuto. Prenderanno parte al dibattito Francesco Paolo Bello (Partner Deloitte Legal della Practice Public and Administrative Law), Vincenzo Caputi Jambrenghi (Professore emerito Università degli Studi di Baria A. Moro),Fabio Francario (Professore Università di Siena), Carlo Gagliardi (Managing Partner Deloitte Legal North & South Europe), Roberto Garofoli (Presidente di Sezione del Consiglio di Stato), Francesca Ottavi (Direttore Legislazione Opere Pubbliche ANCE), Maria Alessandra Sandulli (professore Università degli Studi Rome Tre), Massimo Sessa (Presidente del Consiglio Superiore dei lavori pubblici), Francesco Paolo Sisto (Vice Ministro Giustizia), Alfredo Storto (Capo di Gabinetto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasport)i.
“Il collegio consultivo tecnico è un organismo di Alternative Dispute Resolution recentemente divenuto obbligatorio per ciascun appalto pubblico di valore economico significativo. Il c.c.t., i cui componenti sono nominati dalla stazione appaltante e dall’appaltatore, mira a prevenire le controversie tra le parti o a risolvere stragiudizialmente quelle insorte. Non a caso il collegio è istituito sin dalla sottoscrizione del contratto, cioè prima ancora che si verifichi una patologia del rapporto. L’obiettivo principale di questo meccanismo quasi arbitrale di ADR, infatti, non è tanto decidere quale tra i due contendenti abbia ragione, ma piuttosto individuare una soluzione che garantisca la celere esecuzione dell’opera a regola d’arte. Torna anche in questo istituto la centralità del principio del risultato introdotto dal nuovo codice e declinato tenendo conto anche del principio della fiducia”, spiega Francesco Paolo Bello, partner Deloitte Legal e responsabile della Practice Public and Administrative Law.
“Occorrerà capire come l’ordinamento reagirà a questa novità. Il c.c.t. potrà davvero dare impulso all’esecuzione degli appalti pubblici solo se imprese e Amministrazioni saranno pronte ad abbandonare le logiche di contrapposizione proprie dei conflitti e delle liti. È necessario – continua Bello – abbracciare l’idea di una giustizia non giurisdizionale che non sia proiettata sul passato, su ciò che è già successo e su ragioni e torti di un rapporto ormai compromesso. Dobbiamo pensare, piuttosto, ad una giustizia che sia in grado di volgere lo sguardo al futuro per ricucire i rapporti e ristabilire un clima di concordia tra le parti indispensabile nei contratti di lunga durata. Si tratta chiaramente di un cambio di prospettiva e culturale che riguarda anzitutto le imprese e le amministrazioni che nominano i componenti del c.c.t. e ne devono osservare le decisioni. Ma la novità tocca anche il mondo delle professioni, sia perché possono essere nominati componenti dei collegi consultivi giuristi, economisti, ingegneri, architetti; sia perché, in ogni caso, i consulenti che accompagnano quotidianamente soggetti pubblici ed operatori economici nel mondo del public procurement devono conoscere i tratti essenziali di questa nuova prospettiva che il codice dei contratti non si limita a suggerire, ma addirittura impone. È proprio per questo che abbiamo voluto organizzare l’incontro del 3 ottobre prossimo, per raccogliere le voci dell’accademia, degli amministratori, dei giudici, delle imprese, del mondo delle professioni”.