Riduzione complessiva dell’Icc ( Indicatore dei Consumi Confcommercio) dell’1,1% congiunturale a febbraio, pari a una riduzione dell’1,7% rispetto allo stesso mese del 2019, e calo del Pil mensile di mezzo punto percentuale in termini tendenziali a febbraio. Considerando la previsione per il mese di marzo che indica una riduzione tendenziale pari a 2,4 punti percentuali, il primo trimestre subirebbe una riduzione di Pil rispetto allo stesso periodo del 2019 pari a un punto percentuale. E’ quanto rileva Confcommercio in una nota.
I dati. Immaginando un approfondimento della crisi nei mesi di marzo e aprile, un alleggerimento delle condizioni restrittive sulla produzione e sulle attività commerciali nonché sulla mobilità di merci e persone già nel mese di maggio e una normalizzazione all’inizio di giugno, – prosegue Confcommercio – nell’anno 2020 si rischia una perdita dei consumi complessivi delle famiglie pari ad oltre 18 miliardi di euro (quasi il -2,6%), con un Pil a -1,0% rispetto al 2019.
Queste valutazioni considerano solo in parte gli effetti favorevoli dei provvedimenti in discussione in queste ore. La maggior parte delle perdite – osserva Confcommercio – colpirebbe la filiera del turismo in senso lato (oltre 13 mld di euro), con uno spostamento di parte dei consumi fuori casa verso l’alimentazione domestica e con gravi difficoltà per trasporti (-6 mld) – compresi gli acquisti di autoveicoli – e vestiario e calzature (-3,4 mld), settore che soffrirebbe della riduzione del reddito disponibile reale.
Pil mensile. Il quadro congiunturale, che riflette solo in minima parte gli effetti della crisi innescata dal Covid-19, presenta andamenti diversi dei principali indicatori. A gennaio – si legge nella nota – la produzione industriale ha evidenziato una ripresa, con una crescita del 3,7% congiunturale, al netto dei fattori stagionali, e una flessione dello 0,4% su base annua. L’occupazione registra andamenti congiunturali e tendenziali opposti, mostrando nello stesso mese una contrazione dello 0,2% su dicembre ed una debole crescita (0,3%) nel confronto annuo.
La fiducia dei consumatori è risultata, nel mese di febbraio, in calo mentre è in aumento quella delle imprese. La contrazione per il sentiment delle famiglie – sottolinea Confcommercio – è stata dello 0,4% congiunturale, mentre per le imprese si è registrato un aumento dello 0,6%. Su base annua il tendenziale del clima delle imprese ha registrato un aumento del 1,8% mentre per le famiglie c’è stato un calo dello 0,9%.
La domanda delle famiglie. A febbraio 2020, – evidenzia Confcommercio – l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (Icc) ha evidenziato, al netto dei fattori stagionali, un deterioramento della domanda delle famiglie, con un calo dell’1,1% su base congiunturale e una flessione dell’1,7% su base annua. Il dato incorpora una parte degli effetti sui consumi delle famiglie derivanti dalla crisi sanitaria, in considerazione dell’emergere dei primi focolai nel nostro Paese nell’ultima settimana del mese. In termini di media mobile a tre mesi si rafforza la tendenza al ridimensionamento avviatasi nella parte finale del 2019.
Le dinamiche congiunturali. La diminuzione dell’1,1%% registrata in termini congiunturali dall’Icc nel mese di febbraio è sintesi di un deciso ridimensionamento della domanda relativa ai servizi (-3,0%) e di una flessione dello 0,3% per quella per i beni. Il dato dell’ultimo mese, pur espressione di una diffusa tendenza al peggioramento, evidenzia situazioni articolate per i diversi segmenti di consumo. Solo per i beni ed i servizi per la cura della persona si rileva un andamento debolmente positivo (+0,4%). Risulta stabile la domanda per l’abbigliamento e le calzature. Per tutte le altre funzioni – spiega Confcommercio – si rileva una riduzione che ha assunto toni particolarmente ampi per gli alberghi, i pasti e le consumazioni fuori casa (-4,7%). Per molte voci di consumo legate ai servizi per il tempo libero la mobilità, incluse in altri aggregati, si rilevano diminuzioni di entità più o meno analoga.
Le dinamiche tendenziali. A febbraio 2020 l’Icc ha mostrato, nel confronto annuo, una diminuzione dell’1,7%, amplificando in modo significativo la tendenza al rallentamento già evidenziata nell’ultimo quarto del 2019. Il dato dell’ultimo mese è sintesi di un calo del 2,8% della domanda per i servizi e di una riduzione dell’1,2% per i beni. Nel confronto con lo stesso mese del 2019 si confermano andamenti articolati delle diverse macro-funzioni di spesa derivanti anche dall’eredità dei mesi precedenti.
Il segmento più vivace si mantiene quello relativo alla spesa effettuata dalle famiglie per i beni e i servizi per le comunicazioni (+2,9%). Al di là della crisi che interessa da qualche mese i consumi di beni e servizi per la mobilità (-7,1% su base annua), legata alla minore domanda di auto da parte dei privati, anche nel confronto tendenziale le voci che evidenziano un peggioramento deciso, seppur mitigato in parte dalla destagionalizzazione, sono quelle relative alla fruizione del tempo libero. In particolare, – si legge ancora – le spese per gli alberghi, i pasti e le consumazioni fuori casa che avevano rappresentato uno dei pochi spunti di vivacità del 2019 hanno segnalato nel confronto annuo una riduzione del 5,0%. Anche in questo caso flessioni di analoga entità si rilevano per le altre voci quali i servizi ricreativi ed i trasporti aerei inclusi in altri aggregati.