In questi mesi si è parlato molto di crisi del turismo in Italia, un settore che incide per oltre il 13% sul Pil complessivo del paese. Alberghi, ristoranti, stabilimenti balneari sono stati al centro dell’attenzione mediatica, ma c’è un altro comparto del turismo di cui spesso si tende a non parlare, quello delle agenzie di viaggio. Al contrario di quanto si pensi comunemente, si tratta di una filiera ancora fortemente attiva nel paese e che coinvolge migliaia e migliaia di lavoratori, ora fortemente penalizzati dall’emergenza Coronavirus e dall’assenza di un opportuno piano di sostegno da parte del governo. Ne abbiamo parlato con Marco Reggio, presidente Assoturismo-Confesercenti Lecce e titolare dell’Agenzia Viaggi Coral (Lecce).
Il turismo è stato in assoluto uno dei settori più penalizzati dall’emergenza Coronavirus, ma poco si parla della filiera delle agenzie di viaggio. Qual è lo stato attuale di questo settore?
Nell’intera filiera del turismo, i tour operator e le agenzie di viaggio rappresentano forse il settore più penalizzato. Questo perché siamo stati i primi a fermarci: fin dai primissimi tempi in cui il virus ha iniziato a manifestarsi in Cina, le persone hanno cominciato a disdire i loro viaggi, obbligandoci a cancellare tutte le prenotazioni per il mese di febbraio 2020 in poi. Ovviamente saremo anche gli ultimi a ripartire: innanzitutto per l’attuale incertezza del settore del trasporto aereo, sebbene sembri che da alcune tratte aeree cominceranno ad essere ripristinate da giugno/luglio. Ma anche per l’andamento dell’epidemia nel resto del mondo. Se infatti almeno in Italia stiamo vedendo dei dati positivi dal punto di vista sanitario, non sappiamo come sarà la situazione nel resto del mondo e se sarà possibile spostarsi a scopi turistici o quali saranno le linee guida dei singoli paesi. Inoltre, si dovrà fare i conti anche con la paura delle persone, ad esempio nell’affrontare viaggi lunghi in aereo. La speranza è che si riesca ad imparare a convivere con questa realtà, questo almeno fino al ritorno alla normalità che nell’ipotesi migliore – ovvero nel caso in cui non si ripresenti una nuova ondata del virus – non sarà prima della prossima primavera.
Che peso ricopre questa filiera all’interno del sistema produttivo italiano, sia in termini di fatturato prodotto sia in quelli di posti di lavoro coinvolti?
Molto spesso, purtroppo, quando si parla di turismo, ci si riferisce fondamentalmente al settore balneare, alla ristorazione o al comparto alberghiero, ma il turismo non è solo questo. Le agenzie di viaggio infatti vengono solitamente dimenticate perché c’è l’idea comune che il nostro sia un settore ormai superato, idea assolutamente sbagliata perché se fosse così molti di noi avrebbero già chiuso e non da poco. Le agenzie di viaggio coinvolgono figure professionali veramente qualificate; gli agenti di viaggio non sono dei semplici segretari che si limitano alla prenotazione dell’hotel o del biglietto di viaggio, il nostro lavoro è ben altro e consiste invece nel cucire su misura per il turista una proposta di viaggio il più completa possibile, garantendo un’assistenza h24. Inoltre, se si considera che in Italia ci sono circa 8mila agenzie e ognuna di queste coinvolge due o tre operatori, va da sé che il settore fornisce lavoro a circa 20mila persone e relative famiglie. L’attività dell’agente di viaggio, infine, mette in moto inoltre una lunga serie di attività che nel loro insieme contribuiscono al fatturato complessivo prodotto dal turismo.
Quali sono a suo avviso i provvedimenti che il governo dovrebbe intraprendere nell’immediato per evitare il collasso del settore delle agenzie di viaggio?
I provvedimenti intrapresi dal governo fin ora sono distanti anni luce dalla realtà delle nostre attività, e credo che questo dipenda dal fatto che chi li ha pensati non conosce affatto il nostro settore. Tuttavia, una misura positiva è stata l’introduzione della possibilità per le compagnie aeree e i tour operator di emettere dei voucher invece del rimborso immediato per i viaggi annullati. Questo perché se tutti i clienti avessero chiesto il rimborso economico, ciò avrebbe determinato un vero e proprio collasso del sistema, in quanto ovviamente al momento non disponiamo della liquidità per rimborsare il cliente. In ogni caso, è necessario che anche questa misura venga normata opportunamente per capire cosa succederà alla scadenza dei 12 mesi del voucher. Ma, a parte questo, il settore avrebbe e ha bisogno di liquidità, non certo di prestiti, in un periodo come questo in cui stiamo cancellando tutte le prenotazioni e abbiamo solo uscite.
Ha definito il “bonus vacanza”, un intervento fuori da ogni logica. Perché questa definizione?
Il bonus vacanza non è altro che una tax credit, nel senso che l’agente di viaggio deve anticipare la somma che potrà recuperare solo al momento del pagamento delle tasse, un vero paradosso se si considera che le agenzie di viaggio non hanno entrate da più di tre mesi. La stessa cosa succederebbe per gli albergatori, che nel caso accettino di aderire al bonus, dovrebbero anticipare l’80% del costo della vacanza, anticipo che poi recupererebbero solo successivamente. Ma, a guardare la realtà dei fatti, nessuno, a parte i grandi colossi, potrà farlo, anche solo considerando le restrizioni e i costi aggiuntivi (ad esempio quelli di sanificazione) implicati dalla riapertura.
Da Fi è arrivata la proposta di posticipare l’apertura delle scuole ad ottobre, proprio per dare maggiori possibilità di ripresa al turismo. In quanto Assoturismo siete d’accordo con questa iniziativa?
Questa proposta sicuramente potrebbe avere dei risvolti positivi. Innanzitutto perché il mese di settembre è ancora un periodo perfetto per andare in vacanza: si parla spesso di destagionalizzare il turismo e questa iniziativa andrebbe proprio in questa direzione. Tuttavia, bisogna fare conto con altre questioni: in primis sappiamo che molti italiani hanno dovuto già usufruire delle loro ferie, quindi non sappiamo quanti effettivamente potranno prendere altre ferie. Poi, entrano in gioco altre dinamiche, come il fatto che il turista italiano non è abituato ad andare in vacanza a settembre inoltrato, essendo questo mese più un periodo di riorganizzazione per la ripartenza della routine quotidiana. Quindi certamente potrebbe essere uno strumento positivo, ma occorre valutare bene tutti questi fattori.