L’economia internazionale, che già si era indebolita nello scorso biennio, è stata travolta dalla pandemia di Covid-19. La fase di moderata decelerazione dell’attività economica che aveva interessato diverse economie nel 2018 e nel 2019, sembrava essersi interrotta tra la fine dello scorso anno e l’avvio del 2020, grazie anche alla tregua siglata a gennaio nel conflitto commerciale tra Cina e Usa. E’ la stima dell’Ufficio parlamentare di bilancio nella nota congiunturale di aprile.
La diffusione della pandemia, dapprima in Cina e poi nel resto del mondo, ha cambiato radicalmente il quadro, determinando un peggioramento dell’attività e dell’outlook senza precedenti. Per l’Italia, si prefigura per la prima metà dell’anno un calo dell’attività economica di intensità eccezionale, mai registrato nella storia della Repubblica. Nell’insieme dei primi due trimestri 2020 il Pil si ridurrebbe cumulativamente di circa quindici punti percentuali.
Frena l’occupazione ed esplode la Cig. Secondo stime dell’Istat, – spiega l’Upb – i provvedimenti di sospensione o riduzione dell’attività produttiva riguarderebbero il 51,3% delle imprese e il 42,9% degli addetti. Informazioni diffuse dall’Inps, indicano che le richieste per la Cig con causale “Covid-19” pervenute fino al 10 aprile riguardano circa 2,9 milioni di lavoratori, mentre le istanze relative all’assegno ordinario coinvolgono circa 1,7 milioni di beneficiari. Si stima, per la sola parte relativa alle richieste Cig, che il numero complessivo di ore autorizzate possa essere ampiamente superiore, anche triplo, rispetto ai valori massimi storicamente osservati su base mensile dalla crisi finanziaria del 2009.
Il tasso di disoccupazione, che nel quarto trimestre si era attestato al 9,7% è rimasto sostanzialmente invariato all’avvio dell’anno in corso. Nel periodo contrassegnato dall’emergenza sanitaria, il calo della partecipazione al mercato del lavoro sarebbe accentuato dai provvedimenti di distanziamento sociale introdotti per contenere la crisi da Covid-19, poiché riducendo la mobilità rendono più costosa la ricerca attiva del lavoro, determinando un aumento dello scoraggiamento. La crescita dell’inattività potrebbe moderare l’aumento del tasso di disoccupazione, che tuttavia secondo le attese dei consumatori rilevate in marzo segnerebbe un deciso incremento.