Fipe ha presentato a Roma “Il Valore della ristorazione italiana”, una raccolta di dati aggiornati al 2019 su una delle migliori eccellenze italiane. Si scopre così che le imprese attive nel settore 336mila e sono dappertutto, visto che solo 150 Comuni su circa 8mila non hanno un bar o un ristorante. La spesa delle famiglie in servizi di ristorazione nel 2019 è stimata in 86 miliardi di euro, con un incremento reale sull’anno precedente dello 0,7%. Mentre tra il 2008 e il 2019 l’incremento reale è stato del 7,2%, pari a 5,5 miliardi di euro a fronte di una riduzione di circa 9 miliardi di euro dei consumi alimentari in casa.
I dati. L’Italia – rileva la Fipe – resta il terzo mercato della ristorazione in Europa dopo Regno Unito e Spagna. Il valore aggiunto del settore è di 46 miliardi di euro, vi lavorano 1,2 milioni di addetti e negli ultimi dieci anni l’occupazione è cresciuta del 20% a fronte di una flessione del -3,4% dell’occupazione totale. E ancora: i ristoranti sono al primo posto tra le cose che i turisti stranieri apprezzano di più durante il soggiorno in Italia (al terzo posto ci sono i bar), la ristorazione acquista ogni anno prodotti alimentari per un valore intorno ai 20 miliardi di euro e nel mondo c’è una rete di oltre 2.200 veri ristoranti italiani.
Ma ovviamente non sono tutte rose e fiori, visto che nel 2019 hanno cessato l’attività oltre 26 mila imprese. I bar resistono nei centri storici delle città del Sud e calano sensibilmente in quelli delle città del Nord, in particolare se di grandi dimensioni. Continua a crescere, – precisa la Fipe -, soprattutto in luoghi informali senza autorizzazione, il numero dei punti di consumo di alcol.
I costi di locazione – sottolinea la Fipe – sono diventati insostenibili, gli oneri di gestione anche, ecco che allora prendono piede attività senza servizio che non hanno bisogno di spazi e non hanno bisogno di personale. Un fenomeno che si sviluppa grazie alle politiche delle amministrazioni locali che consentono a tutti di fare tutto senza il rispetto del principio alla base della buona concorrenza che possiamo declinare in ‘stesso mercato, stesse regole.
L’incontro, che ha rappresentato anche un appello a intervenire diretto in particolare al mondo della politica, ha permesso di fare un bilancio sul contributo economico del settore nel tentativo di “trasmettere – come ha affermato il presidente della Fipe, Enrico Stoppani – non soltanto i problemi, ma i valori sociali ed economici del comparto, molto spesso sottovalutati”. Stoppani in particolare ha auspicato “un futuro che rafforzi il settore con politiche di sostegno al pari di altri Paesi europei”. E ha rilanciato, inoltre, “l’idea di un tavolo interistituzionale per rimettere ordine a un settore, lavorare sulla qualità, innovazione, sulla formazione e sulla necessità di incentivi”.