Sul fronte della domanda per consumi delle famiglie persistono condizioni di debolezza. Dopo una stagnazione della prima parte dell’anno, la spesa delle famiglie ha segnato un aumento congiunturale del +0,4% nel terzo trimestre. Per il 2019 si prevede un incremento in termini reali dello 0,6%, in rallentamento rispetto al +0,8% dell’anno precedente. Sulla base della nota di previsione diffusa dall’Istat, preoccupa il trend di discesa della fiducia dei consumatori degli ultimi due mesi. A rilevarlo è Confartigianato in una nota.
La spesa alimentare di dicembre. Nel 2018 – spiega Confartigianato – la spesa alimentare rappresenta il 15% del valore dei consumi delle famiglie italiane. Nei primi nove mesi del 2019 il volume delle vendite al dettaglio di prodotti alimentari è sostanzialmente stabile sul +0,1%, dato in controtendenza rispetto al calo dello 0,7% registrato un anno prima.
Le festività legate al Natale e il maggiore reddito disponibile legato alle tredicesime, che riguardano 18,2 milioni di lavoratori dipendenti e 15,6 milioni di pensionati residenti, modificano notevolmente le abitudini di spesa dei consumatori facendo registrare a dicembre un valore delle vendite al dettaglio di prodotti alimentari e di bevande superiore del 19,0% alla media mensile annua.
La situazione nelle regioni. Su tale base di riferimento – rileva Confartigianato – si stima una spesa delle famiglie di prodotti alimentari e bevande nel mese di dicembre pari a 15.040 milioni di euro, 2.401 milioni in più del consumo medio mensile. In chiave territoriale si rileva una spesa per questa tipologia di prodotti di 2.693 milioni di euro in Lombardia seguita da Lazio (1.519 milioni di euro), Campania (1.368 milioni), Piemonte (1.185 milioni), Emilia-Romagna (1.173 milioni), Veneto (1.135 milioni) e Sicilia (1.107 milioni).
I prodotti alimentari più acquistati – precisa Confartigianato – sono formaggi e latticini con una quota del 6,1% sul totale della spesa in prodotti alimentari e bevande (911 milioni di euro a dicembre), salumi con il 4,9% (742 milioni), pane con il 4,6% (695 milioni) e altri prodotti di panetteria e pasticceria (tra cui rientrano in particolare i dolci da ricorrenza) con il 4,3% (644 milioni), prodotti in cui l’artigianalità rappresenta un importante fattore di qualità.
La spesa dall’artigianato. Il 42,4% della spesa alimentare di dicembre, pari a 6.378 milioni di euro, – si legge nella nota – è intercettabile dal sistema di offerta delle imprese artigiane considerando la spesa in prodotti artigianali rintracciabili tra prodotti da forno, prodotti a base di cereali, salumi, prodotti lattiero-caseari, olio di oliva, dolci e gelati, condimenti e bevande alcoliche. La spesa intercettabile dall’artigianato – conclude Confartigianato – supera il mezzo miliardo di euro in Lombardia (1.204 milioni di euro), Lazio (638 milioni), Campania (537 milioni), Piemonte (530 milioni), Emilia-Romagna (524 milioni) e Veneto (507 milioni).
Il commento di Coldiretti. Sempre sulla spesa delle famiglie, occorre considerare la plastic tax. Colpisce i 2/3 della spesa a tavola in cibi e bevande delle famiglie e rischia di penalizzare a cascata l’intera filiera agroalimentare dove si concentra il 76% degli imballaggi in plastica.
La manovra. E’ quanto ha affermato la Coldiretti in occasione della discussione sulla manovra l’obiettivo di riduzione della plastica va perseguito nell’ottica di una visione strategica di ampio respiro con incentivi premianti per lo sviluppo e la ricerca piuttosto che con misure punitive soprattutto perché per alcune categorie di prodotto non ci sono al momento alternative – ha sottolineato la Coldiretti – nel precisare che così come impostata favorisce di fatto chi produce all’estero e vende in Italia.
I rischi. Con la plastic tax – ha concluso la Coldiretti – esiste peraltro il rischio evidente che il costo venga scaricato sugli anelli più deboli della filiera: da una parte sugli agricoltori ai quali verrà chiesto di ridurre ulteriormente i margini di reddito e dall’altra la tassa andrà a colpire i consumatori finali.