A fine 2020, la quota media del primo azionista degli emittenti italiani sfiora il 48%, in lieve calo rispetto ai valori di lungo periodo, mentre le famiglie continuano ad essere i principali azionisti di riferimento nel 64% dei casi. E’ quanto rivela la decima edizione del Rapporto Consob sulla corporate governance delle società quotate italiane.
Per la prima volta nell’ultimo decennio, – spiega il Rapporto che fornisce, anche per l’anno 2021, evidenze in merito ad assetti proprietari, organi sociali, assemblee e operazioni con parti correlate – aumenta la presenza degli investitori istituzionali italiani, che detengono una partecipazione rilevante in 18 società quotate. Si conferma la progressiva riduzione della diffusione e dell’intensità della separazione fra proprietà e controllo, con una diminuzione dell’incidenza sul listino delle società parte di un gruppo verticale. Aumenta invece la diffusione del voto maggiorato, previsto nello statuto di 64 emittenti.
Il governo delle società quotate italiane continua a connotarsi per la prevalenza del modello tradizionale. L’organo di amministrazione conta in media dieci membri, a fronte di un aumento nel tempo dell’incidenza dei componenti indipendenti ai sensi del Codice di Corporate Governance o del Testo Unico della Finanza (50% dei membri a fine 2020) e della quota di emittenti con almeno un amministratore di minoranza (oltre il 56%).
In considerazione delle profonde evoluzioni strutturali in atto in materia di sostenibilità e digitalizzazione e della rilevanza per l’attività di impresa, il Rapporto censisce per la prima volta le competenze in questi ambiti degli amministratori delle società medio – grandi. A fine 2020 la quota di incarichi di amministrazione ricoperti da consiglieri con competenze di sostenibilità è pari al 14,6% mentre il dato si attesta al 16% con riferimento alle competenze digitali. Gli emittenti con almeno un consigliere con competenze di sostenibilità o digitali si attesta, rispettivamente, a circa il 72% e a poco più del 74%, mentre il 28% conta amministratori con entrambi i profili.
Con riguardo alla gender diversity, a fine 2021 il 41% degli incarichi di amministrazione nelle società quotate è esercitato da una donna, dato che rappresenta il massimo storico osservato sul mercato italiano, anche per effetto dell’applicazione delle normative sulle quote di genere. L’ingresso delle donne nei board ha concorso a modificarne le caratteristiche, abbassando l’età media dei membri, innalzandone la quota di laureati e aumentandone la diversificazione dei profili professionali.
La stagione assembleare 2021 delle società quotate a più elevata capitalizzazione ha fatto registrare una partecipazione degli azionisti pari, in media, al 74,6%. Gli investitori istituzionali italiani hanno preso parte a 95 adunanze, il dato più alto dal 2012. In media, le politiche di remunerazione in vigore sono state approvate con voto favorevole da circa due terzi del capitale sociale e da quasi il 90% del capitale sociale rappresentato in assemblea, mentre i voti a favore sui compensi corrisposti per l’esercizio precedente sono stati il 66% del capitale sociale e l’88% circa dei voti rappresentati in assemblea.
Con riguardo alle operazioni di maggiore rilevanza con parti correlate, dal 2011 al 2021 sono stati rilevati 670 documenti (41 nel 2021), riferibili in gran parte a società di piccole dimensioni e a operazioni che hanno riguardato in prevalenza finanziamenti o contratti per la fornitura di beni o la prestazione di servizi. In applicazione dell’esenzione prevista dal Regolamento Consob, nello stesso periodo sono state inoltre comunicate all’Istituto 264 operazioni con parti correlate di maggiore rilevanza ordinarie e a condizioni di mercato (29 nel 2021), realizzate soprattutto da società a elevata capitalizzazione.