In un’indagine condotta tra il 18 e il 20 febbraio scorso da Confturismo con Swg su un campione di mille italiani il 20% dichiarava che avrebbe annullato o cambiato la destinazione dei viaggi previsti per timore del coronavirus, mentre il 27% avrebbe preso solo precauzioni in viaggio senza però effettuare alcun cambiamento.
I dati. La medesima indagine ripetuta a distanza di tre giorni, dopo la diffusione delle notizie sui casi italiani e sui primi provvedimenti restrittivi in Lombardia e Veneto, – si legge in una nota diffusa da Confturismo Confcommercio – dimostra come i primi passino al 36% e i secondi al 31%, mentre crolla dal 44% al 21% la percentuale di coloro che dichiarano che non intendono modificare in alcun modo le proprie abitudini di vacanza.
“Questa indagine dimostra come a comportare effetti pesantissimi per l’economia del turismo nazionale sia la psicosi collettiva generata anche da una comunicazione spesso allarmistica e fuorviante, oltre che dai provvedimenti restrittivi introdotti. Ma a fare ancora più paura è il trend di evoluzione”, commenta il presidente di Confturismo Confcommercio, Luca Patanè.
Il ruolo della comunicazione. “Per troppi giorni – prosegue il presidente di Confturismo – è mancata una comunicazione corretta sulla reale portata dell’infezione, sui rischi effettivi di contagio, sulle conseguenze, mentre chiusure o anche solo limitazioni alle attività commerciali in aree enormi del Paese hanno accresciuto il panico. Danneggiando fortemente l’immagine dell’Italia all’estero”.
Gli interventi. “Al tavolo convocato dal ministro Franceschini chiederemo immediati provvedimenti a difesa delle nostre imprese, che rischiano nel prossimo trimestre di vedere, per i soli viaggi in Italia, circa 22 milioni di presenze in meno con una perdita di spesa di 2,7 miliardi di euro. La nostra rete diplomatica – conclude – deve farsi sentire per fare cessare il linciaggio mediatico di cui siamo vittime e bloccare provvedimenti assurdi di restrizione all’ingresso degli italiani in altri Stati, che riteniamo francamente spropositati e inappropriati”.