La Bce ha deciso, come previsto, di alzare i propri tassi di riferimento per contrastare l’inflazione ancora troppo elevata. Così riporta Confesercenti in una nota specificando, tuttavia, che il nuovo giro di vite è stato limitato a un solo quarto di punto, contro il mezzo punto dei quattro ritocchi precedenti. In particolare il tasso sui depositi è stato portato al 3,25%, quello di rifinanziamento al 3,75% e quello sui prestiti marginali al 4%. Si tratta del livello più alto dal 2008.
I dati sull’aumento dei prezzi nella zona euro, – prosegue Confesercenti – pubblicati martedì, hanno giustificato questo nuovo inasprimento della Bce, che ha anche annunciato la scelta di sospendere da luglio i reinvestimenti App. L’inflazione nell’Eurozona è ancora molto alta e ha registrato addirittura un leggero aumento ad aprile, accelerando dal 6,9% al 7% su base tendenziale.
Alcuni analisti – compresi quelli di JP Morgan e Bank of America – si aspettavano addirittura un aumento del costo del denaro di 50 punti base, come nelle riunioni precedenti. Ma la banca centrale ha scelto di non calcare troppo la mano. Innanzitutto, perché alcuni indicatori lasciano sperare in un’inversione di tendenza dei prezzi al consumo. L’inflazione core, quella maggiormente osservata dalla Bce, ha frenato leggermente lo scorso mese, dal 5,7% al 5,6%. E l’ultima indagine sulla distribuzione del credito nell’eurozona nel primo trimestre, pubblicata martedì, ha mostrato un marcato rallentamento del finanziamento dell’economia da parte delle banche che hanno inasprito le loro condizioni di prestito “al ritmo più veloce dalla crisi del debito sovrano nel 2011”.
Questo è in gran parte un segno che la stretta monetaria avviata dalla Bce lo scorso luglio sta iniziando a influenzare l’economia. Inoltre, un rialzo troppo forte avrebbe potuto indebolire le banche, soprattutto in concomitanza con la decisione della Bce di ritirare liquidità dal mercato sgonfiando il proprio bilancio. L’Eurotower ha ulteriormente ridotto gli acquisti di obbligazioni, astenendosi dal reinvestire – per 15 miliardi di euro al mese – le somme derivanti dal rimborso delle obbligazioni in portafoglio. Ha inoltre accelerato i rimborsi delle Tltro, prestiti mirati a lungo termine concessi alle banche a condizioni vantaggiose durante la crisi. Quasi 500 miliardi di euro di questo finanziamento scadrannno a giugno.
La guerra all’inflazione appare comunque tutt’altro che conclusa e, a differenza di quanto ha fatto capire la Fed, la Bce proseguirà nella sua stretta, con i mercati che scontano un aumento totale dei tassi di 75 punti base, compreso quello odierno, entro la fine dell’estate.