Con il recesso del Regno Unito, l’Unione europea ridimensiona il proprio peso economico, perdendo 67,7 milioni di abitanti, il 13% dell’Ue a 28, e 2.506 miliardi di euro di Pil, pari al 15,3% dell’Ue. Il peso della Germania, la maggiore economia dell’Unione, passa dal 20,9% del Pil dell’Ue a 28 al 24,7% del Pil dell’Ue a 27. E’ quanto emerge da uno studio diffuso da Confartigianato in una nota.
I dati. Dal prossimo 1° febbraio – spiega Confartigianato – escono dall’Unione europea 2 milioni 85 mila micro e piccole imprese, con 7 milioni e 439 mila addetti, pari al 10,5% del totale dell’Ue a 28, realizzavano 1.187 miliardi di euro di fatturato e 432 miliardi di valore aggiunto; con la più elevata produttività delle MPI del Regno Unito si riduce del 16,0% il valore aggiunto generato dalle micro e piccole imprese dell’Unione a 28.
Made in Italy e territori italiani. Il made in Italy verso il Regno Unito vale 24,9 miliardi di euro negli ultimi dodici mesi a novembre 2019, e risulta in salita del 5,1% rispetto ai dodici mesi precedenti, il ritmo più accentuato degli ultimi quattro anni. L’analisi territoriale – rileva Confartigianato – evidenzia che il grado di esposizione sul mercato del Regno Unito (export su valore aggiunto) è più elevato per l’Emilia-Romagna con il 3,24%, il Veneto con il 2,61%, la Toscana con il 2,34%, l’Abruzzo con il 2,34%, il Friuli-Venezia Giulia con il 2,24% ed il Piemonte con il 2,13%.
La situazione nelle province. A livello provinciale – precisa Confartigianato – si osserva un grado di esposizione doppio rispetto alla media per Frosinone (7,26%), Arezzo (7,09%), Chieti (6,58%), Piacenza (6,55%), Pistoia (6,16%), Reggio Emilia (4,60%), Pordenone (4,35%), Belluno (4,10%), Modena (4,06%), Treviso (3,83%), Vercelli (3,83%), Parma (3,75%), Vicenza (3,60%), Asti (3,56%) e Novara (3,27%). Il trend per territorio delle esportazioni verso il Regno Unito nell’Appendice statistica “Made in Italy manifatturiero nel Regno Unito nei primi nove mesi del 2019. I dati per regione e per provincia”.
Effetti statistici: il caso delle accise sul gasolio. Con la Brexit esce dalle statistiche europee un player di rilievo, determinando apprezzabili effetti statistici nell’analisi di alcuni fenomeni nella nuova configurazione europea. Un esempio: con la Brexit l’Italia sale al primo posto nell’Unione per livello delle accise sul gasolio per autotrazione. Su questo fronte – conclude Confartigianato – va ricordato che la pressione fiscale in Italia si potrebbe ulteriormente acuire, tenuto conto che le clausole di salvaguardia, dopo le modifiche introdotte con l’ultima legge di bilancio, prevedono per il 2021 un aumento di accise sui carburanti di 1,2 miliardi di euro e per il 2022 di 1,7 miliardi di euro. Inoltre, l’Iva sui carburanti passerebbe dall’attuale 22% al 25% nel 2021 e al 26,5% nel 2022.