Può migliorare la vita delle persone, ma acquistarlo è un investimento che grava molto sull’economia delle famiglie. Tuttavia, fortunatamente, prima di comprare un condizionatore, è possibile tenere conto di una serie di agevolazioni previste dal Bonus Condizionatori 2019, con l’obiettivo di stimolare l’acquisto di elettrodomestici che migliorano l’efficienza energetica.
Da quando sono state varate le norme attuative della nuova versione del Decreto Crescita, investire in un impianto di climatizzazione che mira al risparmio energetico conviene. La principale novità introdotta consiste nella possibilità di usufruire di uno sconto immediato del 50% sul prezzo del condizionatore al posto della detrazione fiscale sull’Irpef o sull’Ires in dieci rate annuali. L’impianto di condizionamento deve però rispondere agli standard tecnici minimi di risparmio energetico. Tuttavia, si può usufruire del bonus climatizzatori senza dover necessariamente eseguire dei lavori di ristrutturazione edilizia. Prima di acquistare un climatizzatore bisogna tentare di scegliere la soluzione migliore sia in termini di prestazione energetica, privilegiando gli impianti con classe non inferiore alla A, che di incentivi, in modo tale da ottenere il maggior vantaggio dagli sgravi fiscali disponibili.
Ma quali sono le principali novità riguardanti il bonus per l’acquisto di condizionatori? Eccone alcune. Con il voto finale del Senato che ha convertito in legge il Decreto Crescita, sono ufficialmente diventati operativi i nuovi incentivi fiscali per l’efficientamento energetico. Tra le misure introdotte dal decreto crescita, c’è il bonus condizionatori, che si configura come uno sconto immediato in fattura o come una detrazione fiscale sull’Irpef o sull’Ires fruibile anche senza lavori edilizi. Con lo sconto immediato, il credito d’imposta viene ceduto al rivenditore, che anticipa al cliente la detrazione sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto. In questa misura, il contribuente paga il condizionatore la metà del prezzo e non deve aspettare 10 anni per recuperare il 50% dell’importo speso.
Ciò consente anche a coloro che non fanno la dichiarazione dei redditi di usufruire del vantaggio fiscale. La cessione del credito deve essere però comunicata all’Agenzia delle Entrate, che provvederà a rimborsare il fornitore attraverso un credito d’imposta di pari ammontare, recuperabile in cinque quote annuali, con la possibilità di cedere, a sua volta, il credito ai propri fornitori di beni e servizi. È invece proibita la cessione ad istituiti di credito e ad intermediari finanziari. Nello specifico, se un condizionatore costa 2.000 euro, in fattura sarà riportato l’intero valore della cifra dovuta, ma la somma da versare sarà al netto dello sconto del 50%, ovvero 1.000 euro. Il rivenditore otterrà un credito d’imposta da utilizzare in cinque quote annuali da 200 euro l’una; oppure potrà girare il credito d’imposta ai propri fornitori.
Nel corso del 2019, chi acquisterà un condizionatore dotato di pompa di calore avrà diritto alla detrazione fiscale in sede di dichiarazione dei redditi o a uno sconto sul prezzo al momento dell’acquisto. In realtà, non esiste una specifica misura dedicata ai condizionatori, ma ci sono delle agevolazioni fiscali, tre per la precisione, tra cui è possibile scegliere a seconda del tipo di intervento di efficientamento energetico. Il proprio acquisto dovrà ricadere in una delle seguenti categorie: ristrutturazione edilizia, bonus mobili o ecobonus.
Quanto alla ristrutturazione edilizia, il bonus, pari ad uno sconto/detrazione del 50% della spesa, viene erogato a chi è impegnato in lavori di ristrutturazione edilizia dell’abitazione o delle parti comuni degli edifici residenziali e acquista un condizionatore che punta al risparmio energetico, anche se non è ad alta efficienza. Tuttavia, la spesa massima ammessa è di 96.000 euro per ciascuna unità immobiliare fino al 31 dicembre 2019. Chi acquista un condizionatore a pompa di calore può usufruire del bonus condizionatori 2019 anche senza lavori edilizi associati, a patto che il climatizzatore sia ad alta efficienza energetica e sostituisca un vecchio impianto.
Con il bonus arredi, invece, è possibile ottenere agevolazioni fiscali se si acquistano mobili o grandi elettrodomestici (ivi compresi i climatizzatori) con classe energetica A+ o superiore per arredare immobili oggetto di lavori di ristrutturazione edilizia straordinaria su singole abitazioni o condomini. Il bonus mobili 2019 prevede il rimborso del 50% della spesa sostenuta fino ad un massimo di 10.000 euro.
L’ecobonus è rappresentato dall’agevolazione per il risparmio energetico, consistente in una detrazione Irpef o Ires concessa per i lavori che accrescono l’efficienza energetica degli immobili esistenti, e vale per abitazioni private, uffici e negozi. Con l’ecobonus il contribuente beneficia della maggiore detrazione del 65%, a patto che il condizionatore sia a pompa di calore, ad alta efficienza e sostituisca un impianto termico vecchio. In questo caso, la massima spesa detraibile è pari a 46.154 euro. In questo caso, il beneficiario dell’agevolazione può decidere se optare, in luogo della detrazione fiscale sull’Irpef, per uno sconto in fattura. L’ecobonus permette di usufruire di una detrazione al 50% anche per: la sostituzione di infissi, le schermature solari e le caldaie a biomassa e quelle a condensazione ma senza contabilizzatori di calore. Inoltre, se si acquista un sistema di condizionamento a risparmio energetico in sostituzione di un vecchio impianto, si può ottenere una riduzione dell’Iva al 10%.
Per ottenere il bonus condizionatori 2019, il pagamento può avvenire solo con bonifico. Deve essere effettuato tramite bonifico bancario o postale “parlante” indicante cioè: il codice fiscale del beneficiario, la partita Iva dell’impresa e la causale del versamento (ad esempio, acquisto condizionatore, detrazione fiscale 50% ex art). Non sono invece consentiti assegni bancari, contanti o altri mezzi di pagamento. Inoltre, per poter richiedere la detrazione, tramite Modello 730 e Unico, tutti i documenti richiesti, comprese ricevute e fatture, dovranno essere allegati alla dichiarazione dei redditi.
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Complimenti per l’articolo, molto interessante e soprattutto va a spiegare bene un’argomento talvolta spinoso e poco chiaro.