Su fronti diversi dalla politica monetaria è diffuso da tempo “il convincimento che l’architettura economica europea sia incompleta”. Oggi “la necessità di disporre di una capacità di bilancio comune è divenuta ancor più evidente”. Lo dice il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nelle sue Considerazioni finali. “L’istituzione del programma Next generation, che ne ha solo in parte le caratteristiche, testimonia la consapevolezza del fatto che shock comuni richiedono l’utilizzo di uno strumento europeo in grado di affiancare la politica monetaria unica”, sottolinea.
“Una risposta congiunta può però essere necessaria anche nel caso di shock asimmetrici, per rafforzare le politiche nazionali laddove i margini di manovra siano ridotti o per integrarle se l’azione dei singoli paesi si mostra debole perché non considera le implicazioni che ne possono derivare per gli altri. Abbiamo spesso ricordato che per conseguire pienamente i benefici della moneta unica, per evitare passi indietro, non si può che procedere verso un’unione di bilancio, nella prospettiva di una vera unione politica, di diritti e doveri comuni per tutti i cittadini dell’Unione europea”.
Quindi, spiega il governatore, “bisogna costruire su quanto di buono è stato fatto durante questa emergenza e su quanto di buono era stato immaginato in precedenza – dopo un’altra emergenza – con le proposte per muovere verso una ‘genuina unione economica e monetaria’. L’Italia ha la responsabilità di mostrare i vantaggi che possono venirne per tutti i paesi”.
“Non è pensabile un futuro costruito sulla base di sussidi e incentivi pubblici”, aggiunge Visco. “Ci vorrà tempo per comprendere quali saranno, dopo la pandemia e nella transizione digitale e ambientale, i nuovi ‘equilibri’ di vita sociale e di sviluppo economico- spiega- siamo tutti chiamati a far sì che cresca e sia diffuso il benessere, siano adeguatamente protetti coloro che più saranno colpiti, chiari i costi da sopportare e progressivamente ridurre. È certo però che verrà meno lo stimolo, in parte artificiale, che oggi proviene da politiche macroeconomiche straordinarie ed eccezionali”.
Ripresa robusta in seconda metà del 2021, oltre il 4%. “In Italia, ad attese più prudenti da parte delle famiglie si associano piani di investimento delle imprese in sostanziale recupero. Una ripresa robusta della domanda nella seconda metà di quest’anno è quindi possibile“. Anche oltre il 4%, che è il dato stimato dal governo, dice Visco. “Ne sono condizione il proseguimento delle favorevoli prospettive connesse con la campagna vaccinale e il buon avvio del Pnrr“, sottolinea.
“L’attività produttiva si sta ora rafforzando. Nel corso dei prossimi mesi- spiega- con il prosieguo della campagna vaccinale, vi potrà essere un’accelerazione della ripresa. Secondo le nostre indagini più recenti le imprese già pianificano un deciso aumento degli investimenti; le famiglie appaiono più caute, ma con la normalizzazione della situazione sanitaria e la riduzione dell’incertezza l’elevato risparmio accumulato potrebbe gradualmente tradursi in maggiori consumi. Nella media dell’anno l’espansione del pil potrebbe superare il 4 per cento“.
Debito al 160% è intrinseca fragilità, espone Italia a shock. “Alla fine di quest’anno il rapporto tra debito pubblico e prodotto sarà prossimo al 160 per cento, un livello raggiunto in Italia solo all’uscita dal primo conflitto mondiale, di quasi 60 punti superiore a quello medio dell’area dell’euro“, avverte però Visco. “L’alto debito costituisce un’intrinseca fragilità: espone l’Italia al rischio di shock finanziari, crea un’incertezza di fondo che si riflette sugli oneri di finanziamento e scoraggia l’investimento privato”. Secondo Visco, con i tassi bassi e un avanzo primario poco sopra l’1% si potrebbe tornare al debito pre covid (il livello del 2019) “nell’arco di un decennio”.
– Agenzia DiRE –