La Banca d’Italia nelle proiezioni macroeconomiche per l’Italia nel triennio 2019-21 taglia al ribasso le precedenti stime del Pil italiano e si riserva una ulteriore correzione nel bollettino economico in uscita il prossimo 12 luglio. L’istituto centrale, ad oggi, prevede un aumento dello 0,3% del Pil quest’anno, dello 0,7% nel 2020 e dello 0,9% nel 2021.
Rispetto alle precedenti proiezioni pubblicate nel Bollettino economico di gennaio, “la stima di crescita è inferiore di 3 decimi di punto percentuale quest’anno, 2 decimi nel 2020 e 1 decimo nel 2021. La revisione rispetto a gennaio riflette principalmente la maggior debolezza della domanda estera osservata negli ultimi mesi e il protrarsi di condizioni di elevata incertezza rilevate nei sondaggi presso le imprese”.
Tuttavia, Bankitalia prevede una ripresa del Pil che potrebbe verificarsi nella seconda parte dell’anno ma d’altra parte segnala una possibile stagnazione a livello occupazionale. “Alla crescita del PIL contribuirebbero prevalentemente i consumi delle famiglie, che beneficerebbero delle misure di politica di bilancio a sostegno del reddito disponibile, e le esportazioni, che crescerebbero in linea con la domanda estera. La dinamica degli investimenti privati risulterebbe invece debole, frenata dall’incertezza sulle prospettive della domanda e da un graduale aumento dei costi di finanziamento. In particolare, l’accumulazione di capitale produttivo si contrarrebbe nel biennio 2019-20 e sarebbe pressoché stagnante nel 2021. L’occupazione si espanderebbe in misura contenuta, soprattutto nei primi due anni, riflettendo anche maggiori fuoriuscite dal mercato del lavoro per effetto dell’introduzione di nuove forme di pensionamento anticipato, che, in linea con le regolarità osservate nel passato, verrebbero solo in parte rimpiazzate da nuove assunzioni”
Quanto all’inflazione, Bankitalia spiega come rispetto alle precedenti proiezioni “pubblicate in gennaio, l’inflazione è stata rivista al ribasso di 0,2 punti percentuali quest’anno, 0,3 il prossimo e 0,1 nel 2021, riflettendo una più prolungata debolezza della componente di fondo e condizioni di domanda meno favorevoli”. I rischi che circondano queste proiezioni di crescita sono elevati: derivano dalle perduranti tensioni sulle politiche commerciali internazionali, che potrebbero accentuare la debolezza dell’economia globale e ripercuotersi sulle esportazioni e sulla propensione all’investimento, e, sul piano interno, dall’andamento dei mercati finanziari, che potrebbe risentire di un aumento dell’incertezza sulle prospettive della politica di bilancio e comportare condizioni di finanziamento per le imprese meno favorevoli.