“Sulla base degli indicatori più recenti, stimiamo che nel primo trimestre del 2022 il PIL abbia registrato una riduzione di poco più di mezzo punto percentuale sul periodo precedente”. Così la Banca d’Italia nel bollettino economico.
Nel primo trimestre del 2022 l’inflazione in Italia ha raggiunto i livelli più elevati dai primi anni novanta, principalmente sulla spinta degli eccezionali rincari dei beni energetici; la componente di fondo è lievemente salita, ma rimane su valori inferiori al 2 per cento; In marzo la variazione sui dodici mesi dell’IPCA è salita al 7,0 per cento, proseguendo la netta tendenza al rialzo in atto dalla seconda metà del 2021
In questo Bollettino, sottolinea Bankitalia, “le possibili conseguenze macroeconomiche della guerra in Ucraina in Italia sono esaminate in tre scenari illustrativi, definiti sulla base di ipotesi tra loro alternative sull’andamento dei prezzi delle materie prime, del commercio internazionale, dell’incertezza e della fiducia di consumatori e imprese, nonché delle forniture di gas naturale. Questi scenari non esprimono una valutazione riguardo l’evoluzione ritenuta più probabile per l’economia negli anni a venire e non costituiscono pertanto un aggiornamento delle proiezioni per l’Italia.
I tre scenari prospettati
Nello scenario più favorevole, che ipotizza una rapida risoluzione del conflitto, e un significativo ridimensionamento delle tensioni a esso associate la crescita del PIL sarebbe di circa il 3 per cento nel 2022 e nel 2023; l’inflazione si porterebbe, rispettivamente, al 4,0 e all’1,8 per cento.
Nello scenario intermedio, formulato supponendo una prosecuzione delle ostilità, il PIL aumenterebbe attorno al 2 per cento in entrambi gli anni; l’inflazione sarebbe pari al 5,6 e al 2,2 per cento.
Nello scenario più severo – che presuppone anche un’interruzione dei flussi di gas russo solo in parte compensata da altre fonti – il PIL diminuirebbe di quasi mezzo punto percentuale nel 2022 e nel 2023; l’inflazione si avvicinerebbe all’8 per cento nel 2022 e scenderebbe al 2,3 l’anno successivo. Questo ampio ventaglio di stime non tiene conto di possibili risposte delle politiche economiche che saranno essenziali per contrastare le spinte recessive e le pressioni sui prezzi derivanti dal conflitto.
– Agenzia DiRE –