Una maxi-multa per Autostrade per l’Italia come alternativa alla revoca. Secondo fonti di governo, potrebbe essere questa una delle strade allo studio per chiudere il dossier sulla concessione di Aspi aperto dopo il crollo del ponte Morandi a Genova.
Il nuovo Piano industriale. Intanto, Autostrade per l’Italia si prepara ad attuare anche il nuovo Piano industriale per dare un segnale di cambiamento e discontinuità con il passato. Il nuovo progetto triennale è sul tavolo dell’a.d. Roberto Tomasi, che conta di portarlo in consiglio di amministrazione nella seconda metà di gennaio.
Le indiscrezioni sulla richiesta di compensazioni. Su queste punta la Borsa, dove il titolo ha chiuso una seduta positiva in rialzo del 3,93% a 21,42 euro. Il piano 2020-23, nel quale Tomasi lavora da tempo, potrebbe essere un piano di svolta e di discontinuità e punta su manutenzione, innovazione tecnologica e sostenibilità. Uno degli aspetti rilevanti del progetto è che entro la fine di quest’anno tutti i sistemi di monitoraggio sui principali viadotti (circa 2 mila sui 3.020 chilometri di rete gestita) saranno svolti mediante un sistema ad intelligenza artificiale sviluppato con Ibm.
Una piattaforma che permetterà il controllo in tempo reale, la cui sperimentazione partirà in questi giorni su uno dei viadotti che nei mesi scorsi è finito sotto la lente dei magistrati per i mancati controlli, il viadotto Bisagno in Liguria, sull’autostrada A12 Genova-Livorno. Tra le linee guida del piano, previsti anche i forti investimenti in manutenzione e il tema centrale della qualità del servizio.
L’alternativa possibile. Da indiscrezioni di stampa, si apprende della richiesta da parte del governo ad Aspi di compensazioni per 3,5-4 miliardi di euro, attraverso una riduzione del 5% delle tariffe, un tetto massimo agli aumenti del 2% e una remunerazione del capitale investito del 6-7%. Voci che, tuttavia, risollevano il titolo in Borsa, dopo le gravi perdite dei giorni scorsi. Un’alternativa plausibile potrebbe essere anche quella di una maxi-multa, anche alla luce delle “negligenze” sulla manutenzione riconosciute sia dal premier Conte che dal ministro De Micheli.