L’emergenza Coronavirus sta mettendo a dura prova l’economia del nostro paese, in ogni suo settore. Anche le aziende agricole, nonostante la continuazione dell’attività, stanno vivendo serie difficoltà. Tra queste, gravi preoccupazioni desta la mancanza di manodopera – soprattutto a causa dell’impossibilità dei lavoratori stranieri di raggiungere il nostro paese –, rispetto alla quale Confagricoltura ha proposto diverse iniziative, tra le quali Agrijob, la piattaforma online che fa incontrare domanda e offerta di lavoro. Ne abbiamo parlato con il Dott. Roberto Caponi, direttore dell’area Politiche del lavoro e welfare di Confagricoltura.
Qual è lo stato attuale nelle aziende del settore agricolo in Italia? Quali ripercussioni sta avendo l’emergenza Coronavirus sull’andamento produttivo di quest’ultime? Il comparto orto-frutticolo sta lavorando molto, anche sotto pressione, per rispondere al grande fabbisogno di questi tipi di produzioni, anche da parte della grande distribuzione organizzata. Il lavoro prosegue a ritmi intensificati, nonostante alcune difficoltà derivanti dalla necessità di rispettare – giustamente – le norme comportamentali a difesa della salute dei lavoratori: mi riferisco alle distanze di sicurezza o alla necessità di garantire ai lavoratori tutti i dispositivi di protezione personale necessari. Proprio la difficoltà nel reperimento di questi causa a volte qualche problema di carattere operativo, ma nonostante ciò la produzione continua per garantire l’approvvigionamento alimentare del paese.
Quali sono i comparti più colpiti? Le misure del decreto Cura Italia sono a suo avviso sufficienti per garantire la sopravvivenza di questi settori? Ovviamente ci sono dei comparti produttivi che stanno soffrendo di più l’emergenza, tra questi tutto il comporto dell’agriturismo o tutta l’area floro-vivaistica. Ma anche il settore vini sta vivendo una battuta d’arresto, sia in termini di esportazioni, sia nel mercato nazionale, a causa della chiusura di ristoranti, locali e punti di erogazione. Per quanto riguarda i provvedimenti intrapresi dal governo, in alcuni casi essi rispondono in effetti alle esigenze delle aziende, ma c’è sempre una difficoltà di fondo nei confronti del settore agricolo, spesso lasciato per ultimo nell’agenda del paese, tanto che diviene necessario da parte nostra puntualizzare volta per volta quelle che sono le nostre difficoltà e le nostre esigenze.
Per quanto riguarda l’emergenza manodopera, quanto incide la mancanza di operai stranieri? Quanto questo aspetto ci dice sull’importanza di questa categoria per la nostra agricoltura? L’importanza della manodopera straniera per il nostro settore è un fatto oggettivo. I numeri parlano chiaro: solo nell’anno scorso sono stati 390 mila i lavoratori stranieri a fronte di una platea di circa un milione di lavoratori, ovvero circa il 39%-40% dei lavoratori totali in agricoltura, percentuale che cresce ancora di più se consideriamo solo i lavoratori stagionali. I lavoratori stranieri sono ormai una componente fondamentale, che ora ovviamente inizia a mancare, perché molti di loro, in seguito all’emergenza Coronavirus, sono tornati nei loro paesi d’origine. A ciò si aggiunge il fatto che il governo non ha ancora emanato il decreto flussi con cui assumere nuovi lavoratori, mettendo in serie difficoltà le aziende del settore.
Gli accordi con la Romania sui lavoratori stagionali potrebbe essere un palliativo sufficiente? Proprio per dare una risposta concreta a queste difficoltà, noi di Confagricoltura abbiamo chiesto al governo di prevedere dei corridori che, nel rispetto della salute dei lavoratori e del paese, consentano ai lavoratori – almeno dei paesi europei – di muoversi da un paese all’altro senza incontrare blocchi alle frontiere. Per il momento il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Teresa Bellanova si è incontrata con l’ambasciatore romeno per trovare un’intesa in questa direzione, ma sarebbe importante replicare questi corridori anche con altri paesi – come la Polonia o la Bulgaria – che forniscono lavoratori al nostro paese.
La piattaforma Agrijob è nata dalla volontà di incentivare il ritorno al lavoro agricolo, o al contrario questa iniziativa ha intercettato una domanda di lavoro emersa spontaneamente? In realtà, Agrijob nasce per rispondere ad entrambi le esigenze. Le nostre imprese associate hanno iniziato a manifestare preoccupazioni per il difficile reperimento di manodopera. Allo stesso tempo, nel momento in cui i media hanno iniziato a rendere pubbliche queste difficoltà, sono iniziate ad arrivare spontaneamente sul nostro sito candidature da parte di lavoratori dei settori più disparati, dalla ristorazione al turismo, di tutta Italia. Agrijob è nata dunque dalla volontà di strutturare questo incontro tra domanda e offerta di lavoro in una piattaforma apposita. Resta sullo sfondo un problema: l’incompatibilità per chi è beneficiario di sussidi (reddito di cittadinanza, disoccupazione, cassa di integrazione ecc.) di instaurare un nuovo rapporto lavorativo, sebbene stagionale. Ecco perché abbiamo proposto di rendere cumulabili i benefici di cui godono gli eventuali candidati con la retribuzione. Stiamo lavorando con il governo per trovare una soluzione in questo senso.
3 commenti
Grazie
Io sona cerca lavoro
Sto cercando un lavoro agricolo