“La pandemia ha decapitato le società sportive. Stimiamo che entro il 2022 almeno il 20% di queste potrebbe scomparire. Il Covid, inoltre, ha contribuito ad amplificare il divario tra il Nord e il Sud del Paese in termini di impianti sportivi. Le palestre e i palazzetti dello sport diventano presidi in caso di calamità naturali e in occasione delle emergenze sanitarie si possono trasformare in hub vaccinali. Tuttavia questa centralità deve essere mantenuta anche quando l’intero movimento dello sport di base risulta essere allo stremo come lo è in questo momento storico. Il nostro movimento non sia centrale soltanto in occasione delle Olimpiadi. L’attività di base è un trampolino di lancio per gli atleti che poi praticheranno lo sport di vertice. Le nostre discipline non producono introiti televisivi ma non per questo dobbiamo essere trattati come se rappresentassimo uno sport minore”. Questo il grido di allarme di Antonino Viti, presidente Acsi, Associazione Centri sportivi italiani, intervistato dalla Dire. “La ripresa- commenta- è difficile ma realizzabile. Da giugno di quest’anno la partecipazione e il numero di atleti è aumentato. È necessario però che le istituzioni riequilibrino il Paese dal punto di vista sportivo. Il gap tra regioni è ancora troppo evidente. Lo sport deve essere parte integrante dell’agenda istituzionale anche quando l’attività di base ha bisogno di ricevere supporto”.
Allarme dai centri sportivi: “La pandemia ha decapitato le società, il 20% potrebbe scomparire”
Antonino Viti, presidente di Acsi, fa un appello: “Il nostro movimento non sia centrale soltanto in occasione delle Olimpiadi. L’attività di base è un trampolino di lancio per gli atleti”