Sono diverse settimane che la discussione riguardante le azioni dell’Unione Europea per rispondere alla crisi pandemica è al centro del dibattito politico italiano. L’intesa raggiunta pochi giorni fa rappresenta un importante passo in avanti e qualche dubbio sulla posizione di totale contrarietà nel centrodestra, in particolare negli ambienti leghisti, inizia a nascere.
L’accordo dell’Eurogruppo. Durante il summit dei ministri dell’eurozona è stato delineato quello che si potrebbe definire il MES sanitario, poiché i prestiti derivanti da tale meccanismo dovranno essere impegnati nella spesa sanitaria necessaria per fronteggiare la minaccia del Covid-19. Entrando nel dettaglio, ogni Stato membro potrà sostenere le azioni necessarie a contrasto dell’avanzata del virus con una possibilità di spesa fino al 2% del PIL nazionale, che a sua volta sarà favorita da finanziamenti a tassi agevolati con una durata fino a dieci anni. Questi non avranno alcun tipo di condizionalità per l’erogazione dei prestiti da parte del fondo salva-stati. Dunque, una azione estremamente diversa rispetto alle politiche passate e alle azioni di salvataggio adoperate per altri Stati membri, come la Grecia, durante la crisi economica di inizio decennio. Naturalmente, al di là delle parole, un vincolo preciso e specifico ci sarà. Infatti, tale erogazione di prestiti dovrà essere finalizzata per spese, dirette o indirette, destinate a far fronte alla crisi sanitaria e che vadano a finanziare le strutture ospedaliere e, in generale, il Sistema Sanitario Nazionale a seconda delle necessità. Sarà possibile accedere al fondo fino al 2022, ma con tutta probabilità verranno previste delle proroghe dello stesso.
Ulteriori dettagli. In ogni caso, dal 1 giugno gli Stati potranno accedere ai fondi, che per lo Stato italiano rappresenta un potenziale finanziamento di oltre 36 miliardi di euro. I paesi che accederanno al fondo potranno ovviamente decidere se e in quale misura attivare la richiesta dei prestiti. Altre caratteristiche del fondo di contrasto al Covid-19, oltre alla scadenza dei dieci anni, sono il tasso annuale allo 0,1%, costo una tantum di 0,25% e costo annuale di 0,005%. Nelle conclusioni del summit, l’Eurogruppo ha specificato che “Dopo il 2022, gli Stati restano impegnati a rafforzare i fondamentali economici, in modo coerente con il coordinamento fiscale e di bilancio e il quadro di sorveglianza, compresa la flessibilità” in riferimento alle regole dell’Unione in materia. Lo stesso Presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno, ha specificato che “tutti i paesi dell’area euro saranno in grado di trarre il 2% del loro PIL in prestiti a condizioni molto favorevoli e scadenze lunghe. Ciò coprirà i loro costi sanitari diretti e indiretti, che si sono gonfiati” ribadendo che “non tutti gli Stati hanno la stessa potenza di fuoco e dobbiamo garantire condizioni di parità.”
Risparmi. A sostenere i vantaggi del MES c’è poi il direttore stesso del Meccanismo Europeo di Stabilità, Klaus Regling. Infatti, secondo l’economista tedesco, il prestito di oltre 36 miliardi permetterebbe allo stato italiano di risparmiare oltre 7 miliardi di interessi in dieci anni. Questo potenziale risparmi espresso dal Presidente del Mes è possibile grazie alla differenza tra i tassi di interesse nazionali, che nel caso italiano sono di poco inferiori al 2% dei titoli decennali, e quello del meccanismo di stabilità che si assesta sullo 0,1%. Probabilmente tale fondo, pari ad oltre 240 miliardi potenzialmente disponibili su una capacità di 410 miliardi, non sarà attivato da tutti gli stati membri. Infatti, lo stesso Reglig afferma che “forse ne sarà attivato un terzo, pari a 80 miliardi. Ciò significa che avremo ancora 330 miliardi per fronteggiare un’altra crisi”
Dubbi leghisti. Nel dibattito italiano le posizioni in merito al MES sono variegate sia all’interno della maggioranza che dell’opposizione. Tuttavia, proprio all’interno del centrodestra qualche dubbio inizia a nascere in merito all’utilità del fondo. Forza Italia è nettamente a favore, mentre la Lega è categoricamente contro quel meccanismo più volte definito come una trappola. Naturalmente, la linea non cambierà, dato che proprio sulla battaglia di opposizione al MES la Lega ha ripreso forza nei sondaggi, né tantomeno la linea del segretario, Matteo Salvini, che ha fatto proprie le tesi antieuropeiste degli esuberanti Borghi e Bagnai, protrà minimamente distaccarsi dal secco no al fondo. Tuttavia, c’è la posizione estremamente più pratica e meno ideologica dei vari Presidente di Regione leghisti, che hanno necessità di risorse utili e immediatamente disponibili da investire nel campo sanitario. Infatti, secondo alcune stime interne, il MES garantirebbe un prestito di tre miliardi di euro al solo Veneto e di oltre sei miliardi per la Lombardia. Non esattamente un prestito da poter rifiutare, dato che le stesse regioni sono state tra le più colpite dal virus. “Senza condizioni, nessuno si può lamentare se vengono date delle risorse” ha affermato il Governatore lombardo, Attilio Fontana, mentre quello veneto, Luca Zaia, è rimasto molto più velato affermando che questo tema è “una partita del governo”. Tuttavia, un dibattito si è avviato all’interno del carroccio in merito al MES e, se pur non sfocerà mai in un vero e aperto contrasto intestino alla Lega, date specialmente le conseguenze a livello di immagine, sicuramente questi dubbi nascosti andranno ad influenzare in minima parte delle azioni del gruppo leghista e del suo Segretario.