L’odore della morte, del sangue vivo sull’asfalto, della ferocia incontrollata, del tormentato massacro. Quella sfida da perdenti a chi colpisce più forte per sentirsi “uomo”. Un sabato notte in cui l’aria di Colleferro si ferma, e nel silenzio tagliente e doloroso, un poliziotto con grazia accudisce il corpo di Willy coprendolo con un lenzuolo bianco.
Candido e pulito come la sua anima, ma sporcato dall’odio che gli ha tolto il respiro per sempre.
Willy avrebbe solo voluto difendere un amico, calmare gli animi infuocati di quattro demoni che in otto minuti gli hanno chiuso gli occhi e la bocca a colpi di calci, pugni e ira masticata e sputata sull’innocenza. Aveva coraggio lui che pur essendo esile, non aveva timore di affrontare l’ingiustizia e la violenza diventata il gioco fatale di una notte. Avrebbe solo voluto dire loro di farla finita, di non discutere, di non litigare, ma la saggezza è salita sul ring del disprezzo ed è stata messa a tappeto da un branco di bestie che hanno colpito così forte sul “candore” da rendere sempre più debole il suo grido d’aiuto fino a non sentirlo più, fino a che non è sceso il buio nei suoi occhi.
Le luci si spengono anche negli spogliatoi, quelli in cui Willy si cambiava prima di una partita a calcio con gli amici sognando gli ultras della Roma urlare il suo nome dagli spalti. Resta appeso alla porta della cucina quel grembiule sporco dell’ultima Grigia di un sabato sera di settembre in quel ristorante diventato ‘casa’. Resta nei suoi vestiti sporchi di lavoro, il sudore e l’odore di sacrifici con cui mamma Lucia si addormenterà da adesso in poi, cullata dal dolore e dal rimorso per non avergli impedito di uscire. Ma quel ragazzo era troppo bravo per infilarsi in situazioni complicate, sarebbe rientrato a casa dopo poco e invece a lei è rimasto solo il ricordo dell’ultimo sorriso prima della morte.
Willy è stato più uomo di quelli che pensavono di esserlo. Avrebbe potuto stare alla larga da quei bulletti di borgata già conosciuti per i loro atti vandalici di cui andavano fieri e che oggi si macchiano di un crimine imperdonabile e che forse neanche i carcerati perdoneranno, ma Willy era un uomo e fino all’ultimo respiro, ha tentato di renderli migliori.
Peccato non ci sia riuscito, perché senza l’amore, nessuno si salva.
Riposa in pace Willy, resteremo uniti nel tuo esempio e combatteremo perché giustizia sia fatta.