Oro e record del mondo per l’Italia nel ciclismo, specialità inseguimento a squadre, ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020. Il quartetto azzurro, formato da Filippo Ganna, Simone Consonni, Francesco Lamon e Jonathan Milan, ha battuto in finale la Danimarca con un tempo di 3’42″032, migliorando il record del mondo fatto registrare ieri sempre dagli azzurri. Si tratta della sesta medaglia d’oro per l’Italia ai Giochi giapponesi, la trentesima in totale.
L’Italia del ciclismo esulta. È oro nella pista nell’inseguimento a squadre dopo che l’ultimo podio su pista, con un bronzo, era arrivato 53 anni fa, a Città del Messico 1968, con Lorenzo Bosisio, Cipriano Chemello, Luigi Roncaglia e Giorgio Morbiato. Poi la forte tradizione italiana per questa disciplina si è interrotta. Il quartetto del ct Marco Villa, composto da Filippo Ganna, Simone Consonni, Francesco Lamon e Jonathan Milan, fa registrare – ancora – il record del mondo (3’42″032) contro la Danimarca in finale. Nell’Olimpiade di Rio 2016 lo stesso quartetto arrivò sesto, poi terzo nei Mondiali di Berlino 2020. Ma ora, a Tokyo, arriva il riconoscimento di un lavoro durato 5 anni.
L’oro e il record mondiale ai Giochi olimpici di Tokyo 2020 dell’Italia nell’inseguimento a squadre maschile è già impresa. Merito soprattutto di Filippo Ganna che, in testa al terzetto finale, ha saputo rimontare quasi un secondo (+0.867) di svantaggio su quello danese. Un video (autore il giornalista Raul Banqueri) mostra chiaramente il ‘comeback’ degli azzurri, che poi hanno chiuso la gara in 3’42″032, nuovo miglior tempo mondiale. Gli ultimi 125 metri Ganna li ha percorsi sui 73 km/h circa, picco di velocità per la gara dell’Italia.
Il Ct Villa: “I danesi mi sembravano inarrivabili, è un sogno”.
“Credevo che restasse un sogno, ci speravo ma dentro di me… ero sempre dubbioso. Ai ragazzi non l’ho mai detto, perché non volevo instillare dubbi, ma i danesi in alcuni momenti, in questi anni, mi sono sembrati inarrivabili. Ieri è stato determinante, li abbiamo annichiliti con il nostro record del mondo”. Così Marco Villa, ct del ciclismo su pista, commenta l’oro dell’Italia nell’inseguimento a squadre maschile. “Siamo partiti consapevoli che non dovevamo lasciarli scappare, non potevamo dargli fiato per non fargli ritrovare sicurezza. Quando sono andati avanti pensavo che avrebbero spinto ancora, invece erano ancora lì e quando Pippo è passato in testa, allora ci ho creduto veramente”, spiega Villa.
“Il primo obiettivo era arrivare a Rio, e ci riuscimmo. Il quartetto si è formato nel corso degli anni. Sapevamo che avevamo ragazzi di valore, come Consonni che era arrivato secondo al Mondiale su strada (Richmond 2015, ndr), ma era nostro impegno permettergli di sviluppare l’attività su strada così come concentrarsi sulla pista. Ci siamo riusciti, tutti insieme. L’obiettivo, qui a Tokyo, era vincere, ma già sulla carta non era facile, perché alla fine tutte le nazioni ci tengono a questa disciplina. Il primo che ho ringraziato è stato Scartezzini e l’abbraccio più lungo è stato con Elia Viviani, questo per dire che tutti hanno contributo a questo risultato che non era per nulla scontato”, conclude Villa.
Top Ganna e gli altri, chi sono gli Azzurri d’oro.
Filippo Ganna, nato a Verbania nel 1996, è salito per la prima volta in sella giovanissimo. Merito di suo padre, Marco, in gara a Los Angeles 1984 nella canoa, che decise di organizzare una gara di ciclocross vicino casa. Da allora il suo percorso è stato tutto in discesa. Nel 2016 a Londra ha stupito il mondo intero quando, diciannovenne, si è preso il titolo mondiale nell’inseguimento individuale e si è poi ripetuto nel 2018, 2019 e 2020. A livello europeo, nell’inseguimento a squadre è stato oro a Glasgow 2018. Soprannominato ‘Top Ganna‘ in omaggio al film cult che lanciò Tom Cruise, ama il giardinaggio, i videogiochi e la musica.
Filippo Consonni, nato a Ponte San Pietro nel 1994, è salito in sella alla sua bici a 6 anni, scoprendo una pista in un palazzetto di Brembate, consigliata da un amico di famiglia. Nei campionati mondiali di Berlino 2020 è arrivato l’argento nello scratch. Mentre agli Europei sono arrivati sempre tre argenti (Grenchen 2015, Corsa a eliminazione; Montichiari 2016, Inseguimento a squadre; Berlino 2017, Inseguimento a squadre).
Francesco Lamon, nato a Mirano nel 1994, è avviato al ciclismo da due grandi della disciplina, Cipriano Chemello (bronzo proprio a Città del Messico) e Attilio Benfatto (argento ai mondiali di Parigi 1964, sempre inseguimento a squadre). Il suo trampolino di lancio è la UC Mirano, alla quale si aggrega da giovanissimo e raccoglie risultati importanti a livello nazionale. Oro a Glasgow 2018 nell’inseguimento a squadre, ama il cinema e la musica.
Jonathan Milan, nato a Tolmezzo nel 2000, ha iniziato ad avvicinarsi al ciclismo su pista grazie a suo padre, Fulvio, che lo portava ad assistere alle gare. Ha esordito sulle due ruote a 4 anni, poi – dopo alcune esperienze nel nuoto, nel karate e nel judo – si è concentrato sullo sport di famiglia (anche il fratello minore, Matteo, è un ciclista). Nel 2020, ai Mondiali di Berlino, da riserva si è ritrovato nel trenino azzurro, mentre a livello europeo può vantare un argento a Plovdiv 2020. Ama la montagna e pratica ancora nuoto, judo e karate. È il più giovane del quartetto oro a Tokyo 2020.
“Sapevamo di essere competitivi. Volevamo fare qualcosa di grosso e non ci siamo accontentati dell’argento. Conoscevamo i danesi, le loro caratteristiche e che nell’ultimo chilometro noi avremmo potuto recuperare. Non parlate solo delle mie tirate, perché io faccio il mio, ma i ragazzi che sono qui con me sono ancora più bravi a mettermi nelle condizioni per riuscirci”. Così Filippo Ganna, dopo l’oro conquistato nell’inseguimento a squadre ai Giochi di Tokyo 2020. “Le Olimpiadi sono l’appuntamento di riferimento anche per chi non segue lo sport tutti i giorni. Pertanto essere preso ad esempio da qualche ragazzo, che magari verrà in pista per questo è per un motivo d’orgoglio”, ha aggiunto l’azzurro.
“La partenza è un momento complicato nel quale bisogna dosare le forze sempre per non disunire il quartetto”, le parole di Francesco Lamon. “Nella prima, due giorni fa, penso di non aver dato il meglio, ma nei giorni successivi sono riuscito a trovare il giusto equilibrio. Certo, poi, quando siamo partiti e sono a ruota è una sofferenza, anche se la mia prova dura meno degli altri”.
È “soddisfatto del lavoro fatto in questi mesi” Jonathan Milan, il più giovane del quartetto, 20 anni appena. “È un sogno di cui non mi sono ancora reso conto. So che abbiamo lavorato tanto e tutti insieme e credo che alla fine questo sia il risultato di tutto questo”. Infine Simone Consonni: “Ho avuto difficoltà ad addormentarmi per l’emozione ma alla fine, partita la gara, non ho pensato ad altro. La cosa importante è divertirsi, come abbiamo fatto noi in questi anni. Abbiamo lavorato tanto, ma sempre con il sorriso”.
Ancge l’Italvolley femminile è fuori.
Giornata amara invece per le azzurre di volley: la Nazionale di Davide Mazzanti è stata sconfitta ai quarti 3-0 (25-21, 25-14, 25-21) dalla Serbia campione del mondo e vicecampionessa olimpica all’Ariake Arena di Tokyo ed è quindi eliminata dai Giochi. Un’altra brutta notizia per lo sport di squadra italiano, dopo i ko delle Nazionali maschili di pallavolo e di basket di ieri.
“Ho poco da dire, il risultato parla da solo. Non so cosa è successo altrimenti avremmo reagito prima. So solo che non ha funzionato niente, se perdi 3-0. Fa male al cuore, ho il cuore spezzato“. Così il capitano della Nazionale femminile di pallavolo, Miriam Sylla, dopo l’eliminazione dai Giochi di Tokyo 2020. “Potevamo fare meglio e credere di più in noi stesse. Noi abbiamo perso continuità mentre le altre squadre sono cresciute. Non abbiamo fatto un’ottima prestazione oggi ma usciamo a testa alta”. Così Cristina Chirichella, dopo l’eliminazione dell’Italia femminile di pallavolo dai Giochi Olimpici di Tokyo 2020. “Rimproverarci qualcosa nella marcia di avvicinamento? Ogni squadra fa il proprio percorso e noi siamo contente del nostro, siamo migliorate tanto e possiamo farlo ancora: dobbiamo solo credere di più in noi stesse. Dal prossimo allenamento testa bassa e si lavora”, ha chiuso l’azzurra.
“È una sconfitta dolorosa, molto. Avevo la sensazione di poter stare vicino alla Serbia e giocarcela, poi è andata male in ricezione e abbiamo patito molto senza mai essere efficaci”. Così il ct della Nazionale femminile di pallavolo, Davide Mazzanti, dopo l’eliminazione dai Giochi Olimpici di Tokyo 2020 “Ero convinto che saremmo riusciti a recuperare, la sensazione è che se fosse migliorata la sfida battuta-ricezione sarebbe cambiato tutto. Ma non è andata così. Ripartiamo verso gli Europei tenendoci stretto il dolore di questa Olimpiade, un po’ come ha fatto Tamberi con l’infortunio di Rio: dobbiamo toglierci il gesso e ripartire – ha aggiunto l’allenatore azzurro – Mi dispiace tantissimo per il movimento, perché credo che tutto quello che fa la Nazionale sia importantissimo e il movimento si nutra di queste vittorie. Non siamo riusciti a regalare quello che avevamo in testa ma appena superato l’infortunio continueremo a raccontare ancora molto”.
Il ct azzurro ha anche commentato il torneo della stella azzurra Paola Egonu, non sempre all’altezza della sua classe: “Ho provato a starle vicino e aiutarla. Qui è stata la migliore Paola vista da quando la conosco, è stata attentissima tutta l’estate a creare il clima giusto per l’Olimpiade e ha speso tante energie cercando di essere concentrata. Poi però in campo non è riuscita a esprimersi come sa, il perché forse non lo sa neanche lei ma dovrà capire il motivo. Comunque questa Olimpiade è stata una palestra incredibile e tosta per lei e per tutti. Ho detto che si doveva staccare da tutto e in particolare dai social”, sottolinea Mazzanti, negando però che questa sia una spiegazione alla sconfitta, “perché la melma quando arriva arriva”.
Settebello eliminato dalla Serbia.
E anche nella pallanuoto l’Italia si è dovuta arrendere alla Serbia: il Settebello ha perso 6-10 contro i balcanici nei quarti di finale del torneo. Gli azzurri, campioni del mondo in carica e bronzo a Rio 2016, non sono riusciti a invertire il trend contro la Serbia che ha vinto l’oro olimpico ai Giochi brasiliani e che, negli ultimi 11 scontri diretti, ha trovato il successo 8 volte. La formazione di Sandro Campagna aveva concluso il proprio girone in seconda posizione, con 8 punti, dopo 3 vittorie e 2 pareggi. La Serbia è invece arrivata terza nel proprio raggruppamento, con 6 punti e due sconfitte e ora, in semifinale, affronterà la Spagna. I gol per l’Italia sono stati siglati da: Presciutti (2), Figari, Luongo, Di Fulvio e Bodegas.
“Se abbiamo perso oggi la colpa è nostra e non del movimento: mi aspettavo di raggiungere un obiettivo maggiore, ora abbiamo tre anni per lavorare in maniera intensa verso Parigi 2024“. Lo ha detto il ct della Nazionale di pallanuoto, Sandro Campagna, dopo la sconfitta contro la Serbia che ha tolto gli azzurri dal giro delle medaglie, costringendoli alla lotta per il quinto posto. Venerdì gli azzurri saranno ancora in acqua al Tatsumi Water Polo Centre: alle 11.20 italiane il Settebello troverà gli Stati Uniti nella semifinale per l’assegnazione dei posti dal quinto all’ottavo. “Senza quei 5-6 gol presi a uomini pari – analizza Campagna – sarebbe stata una battaglia. Non mi aspettavo una partenza del genere, avevo visto i ragazzi molto sereni prima della partita“, la chiusura del ct del Settebello, che a Rio 2016 fu medaglia di bronzo.
– Agenzia DiRE –