Mentre l’attenzione è focalizzata sulla data del 15 ottobre, a partire da quando sarà richiesto il Green Pass in tutti i luoghi di lavoro, c’è una buona parte della società che non lavora ancora ma che sta manifestando contro la Certificazione verde. Sono gli Studenti contro il Green Pass che, riuniti dall’agosto scorso in un coordinamento a livello nazionale, oltre ad avere varie sedi locali, da Milano a Messina, da Trento a Sassari e così via – solo per dirne alcune -, esprimono il loro il dissenso verso l’impossibilità di frequentare liberamente le lezioni universitarie.
Come sappiamo, per entrare in aula è infatti richiesto di essere vaccinati, guariti dal Covid-19 o in possesso di risultato negativo al tampone.
Ma, come ci ricorda Giacomo, 22 anni, studente di storia dell’Università Statale di Milano, che incontriamo durante lo sciopero indetto lunedì 11 ottobre dai sindacati Cobas, Usb e tutto il sindacalismo di base (Cub, Unicobas, Sgb, Orsa), tutto questo “non riguarda chi studia alle superiori. Paradossalmente, se frequenti l’ultimo anno di liceo, puoi entrare a scuola senza problemi, se invece sei al primo anno di università non è così”.
La sua storia, peraltro, si scontra con il garantire il diritto allo studio perché, da non vaccinato, per lui non è facile nemmeno cambiare il piano di studi: “Sono un laureando e avrei da sistemare alcune cose, ma se non sono in possesso del risultato negativo di un tampone in segreteria non posso entrare. Il mio problema è non tanto il tampone che sono disposto a fare una volta che ho una data, ma proprio l’impossibilità di fissare un appuntamento. Ho provato a farlo online, ma senza riuscirci perché il sito non va. Così qualche giorno fa ho deciso di andare davanti alla segreteria, provando a bussare alle finestre per chiedere se mi prendevano loro un appuntamento per risolvere la mia situazione. Nonostante la mia lecita richiesta, sono stato maltrattato da una ragazza giovane, che avrà avuto pochi anni più di me. Mi ha detto che è un problema di Green Pass e ha asserito che non avrei neanche potuto parlare con lei, nonostante fossi fuori, perché in quel momento non avevo la mascherina”.
Solo che quello che vale per una segreteria non vale per un’altra: “Il mio problema riguarda alcune certificazioni, quando sono andato in un altro istituto sono riuscito a entrare tranquillamente mentre nell’altra segreteria non hanno voluto aiutarmi”.
Insieme a Giacomo abbiamo incontrato anche Bianca, stessa età, studentessa di filosofia che ci ha raccontato la situazione in università, anche se lei il vaccino ce l’ha: “Vaccino o non vaccino, sono qui insieme a tutti gli altri studenti perché non siamo d’accordo con questa politica su nessun fronte”.
Quando le chiediamo come sta andando la frequentazione delle lezioni in facoltà, ci rivela che “i controlli vengono fatti a campione e dipende da dove entri: nell’ingresso piccolo della Statale c’è chi chiede il Green Pass, quando si passa da quello grande questo non succede. Ma sostanzialmente viene richiesto ovunque, anche se devi riportare un libro in prestito in biblioteca. Ci sono stati episodi anche molto gravi: a Bologna una ragazza che non aveva il Green Pass e voleva assistere alla lezione è stata maltrattata da tutti gli altri studenti, c’è poi anche chi è stato invitato ad andare fuori perché aveva solo il tampone e non il vaccino”.
A Milano, la scorsa settimana, il gruppo degli studenti dell’Università Statale che, lo ricordiamo, è costituito da studenti vaccinati e non, ha organizzato un dibattito pubblico in merito al Green Pass con due ospiti d’eccezione come Andrea Zock, professore di antropologia filosofica della Statale e Ugo Mattei, ordinario di diritto civile all’Università di Torino. Dibattito cui hanno partecipato non solo gli studenti, ma anche cittadini. Non si escludono altre iniziative nei prossimi giorni, anche in vista del 15 ottobre.
Nel frattempo, in un comunicato stampa pubblicato sul sito Studenti contro il Green Pass e diffuso anche sui canali Telegram e Facebook, gli studenti hanno spiegato da dove nasce il loro dissenso che non riguarda solo l’università ma tutto il contesto:
“Abbiamo visto la negazione del diritto all’istruzione e alla cultura e la trasformazione di diritti inviolabili e incomprimibili divenire delle mere concessioni governative di persone che, vale la pena ricordare, non sono espressione della volontà popolare. Dal 15 ottobre tantissimi lavoratori subiranno lo stesso ricatto che abbiamo subito e stiamo subendo noi studenti, un ricatto subdolo e prepotente perché ne è oggetto il valore fondante della nostra Repubblica e uno dei beni primari della vita: il lavoro. Dal 15 ottobre quella che fino ad ora è stata una battaglia di categoria sarà una lotta comune a tutti quelli che hanno a cuore certi diritti e libertà. Per questi motivi e in virtù di quei “doveri di solidarietà politica, economica e sociale”, si legge ancora, gli studenti sono stati in piazza – non solo a Milano, ma anche a Roma e in altre città “a fianco dei lavoratori, contro il Green Pass e contro un governo che è espressione dei peggiori poteri e dei peggiori interessi nazionali e sovranazionali”.