“Lascio i sette ministeri, ma mi tengo il mio onore e la mia dignità”. Ha esordito così Matteo Salvini sul palco di Atreju19 lo scorso venerdì 20 settembre, quando intervistato dal direttore de Il Corriere della Sera Luciano Fontana, ha preso parte all’ormai ventennale festa della destra, tenutasi anche quest’anno sull’Isola Tiberina sotto la regia della leader di FdI Giorgia Meloni.
“Noi abbiamo provato semplicemente a far votare gli italiani, come votano gli israeliani, gli austriaci, gli spagnoli. Possono scappare qualche mese dal voto, ma non possono scappare all’infinito dal giudizio del popolo italiano”. Sarebbe stata questa secondo il leader della Lega la motivazione dietro la decisione di mettere fine al governo gialloverde, una scelta di cui Salvini non si è detto affatto pentito: “Rifarei tutto quello che ho fatto” ha infatti aggiunto, senza però troppo dilungarsi in spiegazioni ulteriori a proposito di quell’alleanza – come ricordatogli da Fontana – giudicata fin dall’inizio “innaturale” dalla stessa Meloni. A proposito delle scelte degli avversari politici l’ex primo ministro ha poi dichiarato: “Qualcuno per vigliaccheria ha fatto una scelta diversa. […] Li aspetto al varco e siamo pronti a tornare al governo più forte di prima, passando attraverso il voto e non le renzate”.
Il referendum sulla legge elettorale, i rapporti con l’Unione Europa e la rinascita di una coalizione di destra (Lega, Fdi, Fi) realmente coesa sono stati tra gli argomenti più dibattuti durante le tre giornate di Atreju. Sul primo punto, ovvero la necessità di un referendum abrogativo della quota proporzionale per introdurre una legge maggioritaria, si è detto particolarmente deciso Matteo Salvini, nonostante il timido, se non nullo, sostegno mostrato dal leader di Fi Silvio Berlusconi che proprio in un’intervista dello stesso giorno al Corriere aveva dichiarato: “In attesa che i nostri tecnici approfondiscano la proposta referendaria, sarebbe piuttosto opportuno che il centrodestra definisse una proposta unitaria da presentare in Parlamento”. “Tutto serve – ha commentato Salvini dal palco di Atreju – serve il Parlamento, servono le regioni e i referendum. Ma io ero rimasto al fatto che far votare gli italiani fosse fondamentale, almeno fino alla settimana scorsa”, con esplicito riferimento anche questa volta a quella che sarebbe, a sua detta, “una maggioranza di poltronari e traditori”.
Il disaccordo con Berlusconi, stando alle parole di Salvini, non riguarda solo il futuro della legge elettorale. Durante l’intervista infatti il leader del Carroccio ha infatti in modo inequivocabile commentato la nomina di Paolo Gentiloni a commissario europeo agli Affari Economici: “Gentiloni grida vendetta al mondo. […] È espressione della vecchia politica e mi imbarazza il fatto che rappresenta il popolo italiano in Europa”. Queste le dure parole pronunciate in aperta opposizione alle dichiarazioni dell’ex-Cavaliere, che da Strasburgo aveva ribadito l’appoggio di Fi a Gentiloni: “lo sosterremo perché sarà lì come presidente di una importante commissione, ma sarà anche il guardiano degli interessi dell’Italia”. Si capisce dunque perché è ancora difficile parlare di una coalizione di centrodestra compatta, come confermato dallo stesso vicepresidente di Fi, Antonio Tajani, che proprio da Atreju ha tagliato corto a proposito della manifestazione del 19 ottobre con un laconico: “Valuteremo se essere presenti o meno”.
“Conte? Un voltagabbana del genere non si è mai visto”. Diretto e senza mezzi termini è stato infine l’attacco al premier, nonché ex alleato di governo, Giuseppe Conte. “Ho visto che Conte è andato ad Articolo 1 e ha detto di essere sempre stato di sinistra – ha poi aggiunto Salvini – domani viene qui ad Atreju e dirà di essere sempre stato fascista.” E a proposito dell’alleanza Pd-M5S anche sul fronte delle regionali ha commentato sarcasticamente: “Io spero si mettano insieme così darà più gusto a batterli entrambi in una volta sola.”