Il taglio dei parlamentari ormai è legge. Ma siamo sicuri che basterà per ridurre i costi della politica? A fronte di 345 parlamentari “eliminati”, le Camere sono pronte ad assumere, tra consiglieri, segretari, documentaristi e assistenti, altre 360 persone. Si tratterà di assunzioni veramente necessarie? Chissà. Sta di fatto che saranno certamente onerose.
Meno parlamentari, più dipendenti. Nello stesso giorno in cui la Camera dei Deputati dava il via libera al disegno di legge di riforma costituzionale sul taglio di 230 deputati e 115 senatori, sulla Gazzetta Ufficiale veniva pubblicato il concorso per l’assunzione di 60 coadiutori parlamentari. Nemmeno un mese fa è scaduto un altro concorso pubblico per la selezione di 38 consiglieri parlamentari di cui 30 posti per consiglieri parlamentari della professionalità generale e 8 per consiglieri con competenze tecniche ed informatiche. Ma non è tutto. La Camera dei deputati ha infatti già annunciato ben altri 3 concorsi pubblici per la ricerca di 300 nuovi dipendenti di Camera e Senato. Ma quanto ci costano queste figure?
Tutte risorse dai costi tutt’altro che contenuti. Basti pensare che – come riporta ilGiornale.it – per gli emolumenti del personale solo della Camera, vengono spesi 180milioni di euro a cui si aggiungono altri 99milioni per i loro colleghi del Senato. Se si tiene conto, poi, anche della spesa per le pensioni degli ex dipendenti non risulta difficile arrivare a toccare cifre da manovra finanziaria. Per gli ex addetti della Camera vengono spesi, infatti, ben 460milioni di euro mentre per quelli del Senato arriviamo a 145milioni per un totale di 750milioni annui. Costi e stipendi da capogiro che, per giunta, oltre a lievitare visto che ogni 10 anni c’è il raddoppio, negli ultimi 13 anni sono cresciuti del 50%.
Stipendi volano alle stelle. Come riporta un documento contenente il Quadro delle retribuzioni annue lorde dei dipendenti suddivise per anzianità e qualifica, pubblicato dal sito della Camera e ripreso da ilGiornale.it, un documentarista appena assunto percepisce uno stipendio di 40mila euro, dopo dieci anni di lavoro gli sale a 81mila euro, dopo altri dieci arriva fino a 155mila, al 30esimo anno di anzianità vola a 214mila euro, per arrivare a fine carriera a toccare i 240mila euro (il compenso del capo dello Stato). Il commesso, invece, dovrà accontentarsi di 140mila euro mentre un assistente parlamentare parte da un minimo di 35mila euro annui lordi e arriva a fine carriera con oltre 130mila.
Forse c’è qualcosa che non torna. A questo punto, il dubbio sorge spontaneo: il tanto sbandierato taglio dei parlamentari, si rivelerà veramente un risparmio per i costi della politica, visto che gli stipendi del personale sembrano pesare molto di più di quelli dei 345 parlamentari “eliminati”?