Dopo poco più di dieci giorni dall’inizio del nuovo anno accademico, la maggior parte delle scuole, nonostante le previsioni più pessimiste, ha ormai riaperto a regime. Tuttavia, non sono mancate le difficoltà e i problemi relativi alla gestione dell’emergenza Coronavirus, primo tra tutti l’annosa questione dell’arrivo mancato o in ritardo dei banchi monoposto in diversi edifici e soprattutto il non sufficiente numero di docenti e insegnanti, anche di sostegno. Abbiamo discusso di questo travagliato – ma tutto sommato riuscito – avvio d’anno scolastico con il presidente di Anief, Marcello Pacifico.
Rispetto a cosa chiedevate a inizio estate, pensa che le vostre richieste abbiano avuto una risposta adeguata da parte del governo?
Sicuramente, per quanto riguarda le risorse stanziate dal governo per la scuola, possiamo dire di essere sulla buona strada, è un primo segnale che ci fa capire che le nostre richieste sono state ascoltate. Ovviamente, i soldi ancora non bastano, ne servirebbero il triplo, ma se questi sono solo i primi di quei 15 miliardi che avevamo chiesto, allora siamo sulla buona strada per contrastare il dimensionamento selvaggio o l’accorpamento delle classi. Tuttavia, per quanto riguarda la gestione del precariato, se avere un organico aggiuntivo per il Covid può essere utile, noi riteniamo che per affrontare questo problema sia necessario riaprire le graduatorie di ruolo e avviare la trasformazione dei posti di organico di fatto, laddove vacanti e disponibili, in organico di diritto. C’è molto ancora da lavorare, soprattutto per quanto riguarda il problema dell’assunzione del personale dell’infanzia e della primaria, in particolar modo per i diplomati magistrali, ma anche per gli insegnanti tecnico-pratici e per gli insegnanti di religione. Infine, in merito alla questione del personale educativo Ata chiediamo una vera e propria inversione di tendenza rispetto a quella politica che negli ultimi dodici anni ha ridotto di un quarto il personale amministrativo nelle scuole.
Per quanto riguarda la mancanza di docenti, era un problema prevedibile? Qual è stato l’errore principale delle istituzioni in questo senso?
Senza dubbio, ad oggi non c’è più tempo, in quanto ormai tutte le scuole o hanno riaperto o sono prossime alla riapertura. Sarebbe stato, invece, opportuno avere questi organici prima, ma ora che la scuola ha riaperto a regime non c’è più tempo. Lo dimostra anche l’annuncio della ministra Azzolina dell’assunzione entro il 24 settembre dei precari delle GPS. Noi speriamo, indipendentemente da tutto, che i precari siano in cattedra il prima possibile, non solo per i nostri figli, ma anche per gli stessi docenti, per permettere loro di elaborare il piano didattico per quest’anno scolastico, che sarà senza ombra di dubbio il più difficile di tutta la storia repubblicana.
In questi mesi la ministra Azzolina è stata spesso criticata. Tirando le somme si sente di condividere queste critiche, o pensa che molte di esse siano state motivate da strategie politiche?
Certamente alcune di queste critiche sono state pretestuose, altre invece sono fondate in quanto rivolte a scelte prese dalla ministra Azzolina sulla gestione del precariato che non trovano il consenso di migliaia di precari, ovvero i veri attori della nostra scuola. Tuttavia, diverse di queste critiche sono state il risultato di attacchi politici in fondo immeritati, soprattutto considerati i fondi destinati dalla ministra alla scuola. In questo senso ad esempio basti pensare che l’ex ministro Fioramonti si dimise per il mancato ottenimento dei 3 miliardi da lui chiesti per la scuola. Faccio questo esempio perché, se prendiamo come metro di giudizio le risorse che ogni ministro è riuscito ad ottenere per la scuola, allora capiamo come queste polemiche in diversi casi siano state pretestuose. Ovviamente, gestire la scuola al tempo del Coronavirus resta molto difficile, ma, in ogni caso, noi come Anief rimaniamo molto distanti dalla gestione del precariato portata avanti dall’attuale governo. A parte ciò, dobbiamo dare atto al governo che molte delle nostre richieste – ad esempio per quanto riguarda i protocolli di sicurezza – sono state ascoltate. Ora la grande sfida sarà gestire al meglio questi fondi del Recovery Fund: questi rappresentano infatti comunque un debito: ecco perché è necessario fare in modo di ottenere da questi sacrifici quel surplus che ci farà recuperare rispetto ad esso. Sarà questa la sfida più importante.