Il M5S correrà alle prossime elezioni regionali in Emilia-Romagna e in Calabria, entrambe previste per il 26 gennaio. Lo hanno deciso gli iscritti al Movimento che nella giornata di ieri sono stati chiamati ad esprimersi a tal proposito attraverso un voto sulla piattaforma Rousseau. Contrariamente a quanto sperato dal leader pentastellato Luigi Di Maio, l’ipotesi di una “pausa elettorale” – come recitava il quesito di ieri – non è stata accolta positivamente dagli iscritti. E non manca chi parla già di una crisi di fiducia da parte della base rispetto ai leader del M5S.
I risultati del voto su Rousseau non lasciano spazio a interpretazioni di nessun tipo. Alla domanda riportata nel quesito leggibile sulla piattaforma (“Vuoi che il MoVimento 5 Stelle osservi una pausa elettorale fino a marzo per preparare gli Stati Generali evitando di partecipare alle elezioni di gennaio in Emilia-Romagna e Calabria?”) hanno risposto “Sì” 8.025 votanti (29,4%), mentre i “No” sono stati 19.248, ovvero ben il 70,6% dei votanti totali. Dunque, sebbene si siano espressi solo 27.273 iscritti sui 125.018 aventi diritto al voto, la vittoria del “No” (ovvero del “Sì” alla partecipazione alle Regionali nei territori in questione) è stata schiacciante.
Ma non sono mancate le critiche soprattutto sulla presunta assenza di legittimità del voto. L’aspetto che più di tutti ha suscitato le polemiche di vari esponenti, anche interni alla base dello stesso M5S, riguarda il profilo degli aventi diritto al voto: sono stati infatti chiamati ad esprimersi tutti gli iscritti alla piattaforma da almeno sei mesi, presenti sull’intero territorio nazionale, quindi non solo gli abitanti delle regioni interessate: “Io domani dovrei decidere da Bergamo se a Reggio Calabria siano all’altezza (?!?) di candidarci” ha sarcasticamente fatto notare su Facebook Dario Violi, capogruppo M5S nel consiglio regionale lombardo. Inoltre, sono state sollevate delle critiche anche a proposito della formulazione testuale del quesito di voto: “fuorviante” per il senatore pentastellato Gabriele Lanzi e “cervellotico”, secondo il deputato del M5S Francesco Forciniti.
“Una grande lezione di democrazia”. È stato questo, a dispetto delle critiche ricevute, il commento con cui il leader dei 5 Stelle, Luigi Di Maio, ha accolto il risultato del voto. Il ministro degli Esteri ha infatti giustificato la decisione di rimettere la scelta nelle mani degli iscritti (soluzione concordata – stando alle sue dichiarazione – con Beppe Grillo), definendola come del tutto conforme al naturale modus operandi del M5S: “tanti, anche persone che hanno fatto la storia del MoVimento – ha scritto Di Maio sul suo account Facebook – mi hanno espresso i loro dubbi sulla partecipazione al voto […]. Per questo abbiamo deciso, anche con Beppe, di lasciare questa decisione a tutti gli iscritti”. E la risposta è stata più chiara che mai: “un mandato chiaro e fortissimo”, utilizzando le parole dello stesso leader pentastellato.
L’idea dei vertici del Movimento era infatti quella di intraprendere “una pausa elettorale fino a marzo per preparare gli Stati Generali”, ovvero quella riorganizzazione nazionale del M5S promessa ormai settimane fa in occasione di Italia a Cinque Stelle. “Io personalmente ho detto – ha dichiarato Di Maio ai microfoni de la Repubblica – che per fare gli Stati Generali a marzo serve e serviva un po’ di tempo e quindi non eravamo in grado di presentarci in Emilia-Romagna e Calabria”. Ma nonostante i dubbi a tal proposito, Di Maio non intende contraddire la volontà degli iscritti. “Andremo avanti come un treno” ha infatti dichiarato l’ex vicepremier nella serata di ieri, ma il pericolo, nemmeno troppo lontano, è che quel treno venga abbandonato in corsa da non pochi passeggeri. Un pericolo che Matteo Salvini già spera di piegare a suo vantaggio, come dimostra l’inequivocabile appello lanciato proprio in commento ai risultati di ieri: “Le porte della Lega sono aperte a chi vuole davvero il cambiamento”.