In relazione alle denunce presentate lo scorso 10 giugno dai familiari delle persone decedute a causa del coronavirus, la Procura di Bergamo ha avviato un’indagine per omicidio colposo.
‘Denuncia Day’ lo avevano chiamato l’avvocato Consuelo Locati e il presidente Luca Fusco, rappresentanti del comitato ‘Noi Denunceremo – verità e giustizia per le vittime del Covid-19’ – iniziativa nata su Facebook e che oggi conta oltre 55mila iscritti – il giorno in cui furono depositate le prime 50 delle oltre 200 denunce. Vicende che hanno scosso non solo la sensibilità di quanti hanno vissuto il dramma causato dal coronavirus più da vicino ma tutta l’Italia e il mondo intero che e che quindi rende ancora più imperativa la necessità di far luce su quanto successo in relazione alla gestione della pandemia.
La procura indaga per omicidio colposo. Denunce a seguito delle quali sono state avviate le prime indagini e, stando a quanto si apprende, è stata avanzata l’ipotesi di reato a carico di ignoti prevista dall’articolo 589 del codice penale. E’ da qui che si parte, quindi, per quella che ad oggi risulta essere un’indagine tutta ancora da svolgere, che richiederà tempi lunghi e accertamenti meticolosi con la verifica caso per caso. Perché, anche se le storie seguono tutte lo stesso tragico filo conduttore legato ai ritardi nella diagnosi oltre che nelle cure – ciascuna situazione merita di essere valutata in relazione alle specifiche del caso.
Epidemia colposa è invece l’ipotesi dell’indagine sulla mancata “zona rossa” nei comuni di Nembro e Alzano Lombardo, nei pressi di Bergamo. E’ questa l’accusa che ha portato gli inquirenti a Roma per sentire come persone informate sui fatti il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i ministri Speranza e Lamorgese.