Camilla Canepa aveva 18 anni ed è morta dopo la vaccinazione volontaria con AstraZeneca. Secondo quanto è emerso, la giovane soffriva di piastrinopenia autoimmune familiare e assumeva una doppia terapia ormonale. Ora gli investigatori vogliono far luce sul caso e capire se le due patologie fossero state indicate nella scheda consegnata prima della somministrazione del vaccino, il 25 maggio.
Intanto è in corso al Policlinico San Martino di Genova l’espianto degli organi di Camilla. Secondo quanto appreso, è già stato espiantato il fegato e verranno espiantati altri quattro organi oltre al tessuto che verrà messo a disposizione dell’anatomopatologo della procura. “Un gesto ammirevole, un grande gesto d’amore”, ha detto il direttore generale del San Marino Giuffrida commentando la decisione dei genitori della povera ragazza di donarne gli organi.
La malattia di cui soffriva Camilla provocava un abbassamento delle piastrine, nonché lo stesso effetto collaterale che si sta attribuendo al vaccino, tuttavia non è certo che le due cose siano correlate. E’ questo – secondo quanto si apprende dall’Ansa – il parere di Paolo Corradini, presidente della Società Italiana di Ematologia, secondo cui però sarebbe meglio seguire le raccomandazioni Ema e fare i vaccini ad adenovirus solo sopra i 60 anni. “La piastrinopenia autoimmune da cui era colpita la ragazza e la reazione che si ipotizza possa scatenare in rarissimi casi il vaccino hanno due meccanismi diversi – spiega il medico -, in cui gli anticorpi si scatenano contro obiettivi differenti, e in questa fase non è possibile dire se ci sono correlazioni. Quello che possiamo ricordare però è che c’è una raccomandazione dell’Ema per usare Astrazeneca solo sopra una certa età, che è stata fatta proprio perché le reazioni avverse gravi sono state viste in maggioranza nei giovani, e andrebbe seguita. La malattia autoimmune di per sé, almeno per quello che se ne sa finora, non costituisce una controindicazione per il vaccino”.