Maestri e scuole di sci, oltre 15.000 professionisti (e relative famiglie), “non hanno ancora ricevuto un euro di ristoro dall’improvvisa chiusura il 10 marzo dello scorso anno degli impianti di risalita nelle località turistiche invernali”. E, come dicono l’associazione dei maestri di sci (Amsi) e il collegio nazionale dei maestri, sono caduti dalla padella dello stop alla vigilia della riapetura dello scorso febbraio alla brace di una “drammatica situazione”: “Passano i giorni, scorrono le settimane, si susseguono promesse e rassicurazioni, ma di risposte concrete a sostegno ancora non ce ne sono“, scuotono la testa i presidenti Maurizio Bonelli (Amsi) e Giusepe Cuc (Collegio nazionale) aggiungendo che, “considerato che si potrà ricominciare a lavorare, se tutto va bene, a dicembre 2021, il tutto assume i contorni di una tragedia economica“.
Maestri e scuole di sci fin dal marzo 2020 hanno sostenuto spese (per l’acquisto delle attrezzature personali, per mantenere ed attrezzare le strutture con i dispositivi per garantire la sicurezza, pagato affitti, utenze, spese dei dipendenti assunti, tasse e contributi), ma non hanno mai incassato nulla. “La mai iniziata stagione turistica invernale 2020-2021” è “la più drammatica da quando lo sci moderno esiste”, tagliano corto Bonelli e Cuc rinnovando dunque l’appello a ricevere “giusti e concreti sostegni ed essere considerati, come lo siamo, primari attori del sistema Montagna al pari degli impianti di risalita e dei rifugi. I maestri di sci sono un anello fondamentale dell’offerta turistica della montagna ed hanno un importante ruolo nell’organizzazione locale promovendo la pratica turistica dello sci” e si impegnano anche in caso di soccorsi, collaborano con le scuole e il sistema turismo.
I maestri di sci “devono essere considerati a pieno titolo come una componente fondamentale del comparto montagna e come tali sostenuti e risarciti in questo drammatico momento per tutto il comparto, al pari degli impianti di risalita e dei rifugi con un provvedimento ad essi dedicato che tenga conto delle diverse forme organizzative in cui svolgono l’attività professionale e non come lavoratori stagionali”, insistono Bonelli e Cuc.
“In questo contesto non riconoscere il giusto ruolo ai maestri di sci, significherebbe un ennesimo umiliante schiaffo a tutta la categoria dopo la presa in giro perpetrata la sera del 14 febbraio che oltre a lasciare migliaia di famiglie in condizioni precarie scoraggerebbe centinaia di giovani che si sono avvicinati a questa professione, vedendo in essa una concreta opportunità di sviluppo professionale”, concludono i presidenti di Amsi e Collegio.
– Agenzia DiRE –