L’emendamento al testo della manovra proposto dal M5S per legalizzare i prodotti a base di canapa con un Thc inferiore allo 0,5% è stato bocciato dalla Presidente del Senato, Elisabetta Casellati. Una decisione che se da una parte è stata accolta con tanto di applausi dal centrodestra, dall’altra ha generato le accuse dei pentastellati, secondo i quali Casellati avrebbe deciso in base alle proprie convinzioni politiche. Aumenta quindi l’incertezza in cui si muovono le aziende attive in un settore ormai sempre più consistente: è a rischio – avverte Coldiretti – un business da 40 milioni di euro.
Un emendamento “inammissibile”. Sono state queste le parole con il presidente del Senato ha definitivamente bocciato il tentativo di inserire nel testo della manovra l’emendamento sulla cannabis light voluto dal M5S. Un “no” che è ancora più duro da accettare, soprattutto perché arrivato dopo che il Senato aveva approvato il 12 dicembre scorso l’emendamento in questione. E alle accuse di non aver compiuto una scelta oggettiva, Casellati ha risposto spiegando la sua decisione come “meramente tecnica”, in quanto la norma non sarebbe stata inerente alla materia del bilancio: «Se ritenete questa misura importante per la maggioranza – riporta Open – fatevi un disegno di legge» ha risposto il Presidente del Senato a chi tra i Cinque Stelle le aveva chiesto di dimostrare di non aver subito nel suo giudizio pressioni politiche.
Il peso economico di questo settore nell’economia italiana è il fattore su cui hanno maggiormente insistito i promotori della norma, tra tutti il senatore pentastellato Matteo Mantero, che ha dichiarato ad Open di aver già “chiesto alla Presidente Casellati di calendarizzare la proposta di modifica sulla canapa industriale alla prima seduta utile”. Secondo Coldiretti infatti “per la coltivazione e la vendita di piante, fiori e semi a basso contenuto di principio psicotropo (Thc) si stima – sottolinea Il Sole 24 Ore – un giro d’affari potenziale stimato in oltre 40 milioni di euro”. La norma avrebbe infatti interessato non solo le inflorescenze destinate al fumo, ma l’ampia gamma di prodotti ricavati dalla coltivazione di canapa, come cosmetici, prodotti alimentari o bioplastiche.
“No allo Stato spacciatore” esulta il centrodestra, niente affatto convinto dalle motivazioni economiche avanzate da M5S e aziende del settore. In particolar, Matteo Salvini (Lega) ha ringraziato il Presidente del Senato “per aver evitato la vergogna dello Stato spacciatore”, mentre Giorgia Meloni (FdI) parla di una “norma sciagurata”, pericolosa per “chi si batte per una vita libera da ogni droga”. Un entusiasmo apertamente criticato dallo stesso Mantero: “questo emendamento – riporta Adkronos –, è bene precisare, non riguarda la droga ma va ad incidere sugli agricoltori” ha infatti dichiarato il pentastellato, sottolineando come in Italia ci siano 3mila aziende che coltivano canapa, per un totale di 12mila persone attive in questo settore.
Immediata la denuncia di Federcanapa, l’associazione formata da imprese, associazioni e esperti della coltivazione di canapa in Italia, che ha respinto la decisione di Casellati in quanto “fondata su ragioni prettamente politiche, dal momento che l’emendamento – si legge sul sito dell’associazione – era assolutamente attinente alla materia del bilancio, rispondendo alle esigenze produttive e finanziarie di un intero comparto agro-industriale”. Tuttavia – stando a quanto replicato dal Senato – l’emendamento è inammissibile in quanto avrebbe modificato una legge già esistente, la 242/2016 (riguardante la possibilità di coltivazione della canapa), attraverso un comma della Legge di Bilancio, procedura realizzabile solo attraverso un nuovo disegno di legge. In ogni caso, è evidente, dato anche il significativo numero di soggetti convolti, come la questione richieda al più presto una seria discussione da parte delle istituzioni per far definitivamente chiarezza sulle norme vigenti in materia.