Come noto l’Unione Europea ha definito un accordo per l’utilizzo dei fondi del Mes (leggi intervista a Carlo Cottarelli), senza condizioni, ma vincolati alla sola spesa sanitaria dei singoli paesi. Per l’Italia si potrebbero attivare circa 36 miliardi di euro. Il punto, al di la della diatriba se utilizzare o meno queste risorse, è cosa farne eventualmente? Come dovemmo spenderli? Per il professor Sergio Pillon, angiologo e tra i massimi esperti di telemedicina in Italia e in Europa, (che ha già spiegato su Kongnews i vantaggi della Telemedicina) spiega in questa intervista come queste risorse sono una grande occasione di modernizzazione della sanità italiana con ricadute positive di grande impatto, anche per la tutela dalle pandemie. Oggi Sergio Pillon è membro del gruppo di lavoro sulla digital health delle Europan Public Health Alliance ed esperto presso l’Istituto Superiore di Sanita sulle Tecnologie Innovative in Sanità Pubblica.
Professor Pillon, è stato raggiunto l’accordo in sede europea per una linea di credito del Mes, senza condizionalità, che per l’Italia varrebbe 36 miliardi di euro da destinare alla spesa sanitaria per la prevenzione dal Covid 19, e immagino le pandemie in generale. Potrebbe essere l’occasione per trasformare la nostra sanità investendo in un ampio piano di Telesalute e Telemedicina? E’ una grande occasione?
In realtà apparentemente non c’è alcun vincolo per una destinazione legata alle pandemie, si tratta, a quanto sappiamo oggi, di un fondo legato ad una sanità da migliorare. Io ho visto, purtroppo fondi regionali spesi tre mesi fa per acquistare Fax in ospedale, ho visto fondi sull’innovazione digitale spesi per aggiornare i software dei centri di prenotazione ed i computer senza neppure immaginare che il 90% dei Pc potevano essere sostituti da dispositivi che consentissero un lavoro in Cloud, che costavano solo 20% di quanto speso per ogni singolo Pc “aggiornato”. La maggior parte dei software poi non va “aggiornata” ma è tutto il modello di “digitalizzazione del cartaceo” che va dimenticato, in favore di modelli digitali, ripensati alla luce di queste nuove tecnologie e strumenti. Il modello “Industria 4.0” che diventa un modello per la “Salute 4.0”. Cosa vuol dire? Vuol dire curare e programmare le cure attraverso l’utilizzo dei dati, (big data e data analytics), curare usando l’Internet degli oggetti (IoT, dispositivi interconnessi, macchine che mandano dati sulla Rete, in cloud) il cloud computing (centralizzazione delle informazioni e la loro conservazione). Ovviamente anche la semplificazione burocratica amministrativa, ma anche operativa attraverso interfacce uomo/macchina (immaginate Google home, Alexa, ma anche touch screen, smartphone, tablet per interagire con IL SSN). Una rivoluzione per la sanità alla nostra portata.
Perché la Telesalute è un fondamentale processo di modernizzazione della nostra sanità? Rispetto agli paesi europei siamo indietro?
Telesalute significa Salute e Cure digitali. Dal punto di vista del paziente e del medico si può spiegare con una semplice tabella, che potrebbe essere resa operativa da domani mattina, perfettamente compliante con le Linee di Indirizzo Nazionali sulla Telemedicina, approvate nel 2014 dalla conferenza stato regioni e recepite in tutte le regioni italiane: televisita, teleconsulto, telemonitoraggio o telesalute. Dietro questi strumenti pratici ci sono tutte quelle tecnologie, come un buon uso del fascicolo sanitario elettronico, di dispositivi indossabili presso il paziente, di piattaforme integrata per l’analisi dei dati e la valutazione degli esiti, il rapporto ospedale territorio e medici di medicina generale, assieme alle APP per la salute, ed all’intelligenza artificiale, che sono le infrastrutture su cui si poggiano i nuovi modelli assistenziali. Finirebbe così finalmente la “telemedicina dei cronici” per diventare salute e cure digitali delle persone. Ognuno di noi non è un “multicronico”, è una persona, cioè un maschio o una femmina, ricco o povero, con una famiglia, con questa malattia e questi limiti fisici, con questo lavoro, e via dicendo. Questo vuol dire big data e analisi dei dati, ognuno può accedere ad un percorso di cura “personalizzato” e questa è la direzione in cui muoversi con il digitale. Rispetto agli altri paesi europei siamo agli ultimi posti quasi in tutti i campi: dalle competenze digitali del personale sanitario a quelle dei top manager sanitari, per arrivare ai pazienti ed alle infrastrutture disponibili. Servirebbe un grande progetto nazionale, che parte dalle infrastrutture regolatorie per arrivare fino a quelle digitali ed alla formazione. E poi, è necessario ristrutturare gli ospedali vecchi? Io credo solo quelli che servono veramente.
In che modo la Telesalute ci tutela dal Coronavirus e dai pericoli di pandemie in generale?
La resilienza è un termine poco noto ma è stata probabilmente la causa principale della mortalità minore avuta in Germania. Hanno un sistema che è stato capace di adattarsi e reagire rapidamente. La Telesalute permette di creare un sistema sanitario molto più resiliente dell’attuale. Cosa significa? Si trova anche su wikipedia il concetto. Vorremmo un sistema sanitario che, come accade in ecologia e biologia, abbia la capacità di una materia vivente di autoripararsi dopo un danno, o quella di una comunità o di un sistema ecologico di ritornare al suo stato iniziale, dopo essere stata sottoposta a una perturbazione che ha modificato quello stato. Vorremmo un sistema sanitario che, come accade in informatica, abbia la capacità di adattarsi alle condizioni d’uso e di resistere all’usura in modo da garantire la disponibilità dei servizi erogati, ma anche che, come accade in ingegneria, abbia la capacità di un materiale di assorbire energia in conseguenza delle deformazioni elastiche e plastiche fino alla sua rottura. Poi, come in psicologia, il SSN dovrebbe avere la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici e, come accade nel risk management, il SSN deve avere la capacità intrinseca di modificare il proprio funzionamento prima, durante e in seguito ad un cambiamento o ad una perturbazione, in modo da poter continuare le operazioni necessarie sia in condizioni previste che in condizioni impreviste. Un sistema sanitario se ben progettato e sostenuto dal digitale, vuol dire un sistema più resiliente, da tutti i punti di vista. Nonostante l’attacco alle torri gemelle la borsa americana non ha perso che pochi bit di dati: e se fossero stati su carta?
Nel dettaglio, come investirebbe queste risorse? C’è un tema di infrastrutture tecnologiche, di device per gli anziani, di formazione dei medici e del personale sanitario, di cultura del digitale in campo sanitario da promuovere?
Tutti i settori che ho citato vanno promossi ma il più carente sono le competenze digitali del Top Management del SSN, di chi acquista, di chi li deve investire, di chi deve progettare. Un grande piano di rilancio del digitale del SSN non può prescindere da queste considerazioni. Tutoring, affiancamento, coprogettazione, forte utilizzo delle esperienze internazionali, ma soprattutto regole certe, chiare e verifiche continue e costanti. Le competenze le abbiamo, vanno valorizzate, spesso non sono nei ruoli apicali del SSN. Delle linee di indirizzo nazionali per la telemedicina e la telesalute da aggiornare ne abbiamo già parlato.