Ancora troppe persone in Italia con problemi di udito pagano per poter sentire. La seconda giornata del 20esimo congresso della Federazione italiana audioprotesisti vede tra i protagonisti i nuovi Lea, i Livelli essenziali di assistenza in attesa di approvazione tramite decreto da parte del governo.
Le criticità da affrontare
Con tre criticità da affrontare: ritorno al sistema tariffario invece delle gare, spostamento da dispositivi in serie a dispositivi su misura e requisito audiologico per l’eleggibilità. “C’è ancora tanto da fare e non siamo soddisfatti”, sottolinea il presidente dell’Associazione nazionale audioprotesisti, Ana, Mauro Menzietti: infatti “tante persone avrebbero bisogno di vedere riconosciuto il loro diritto di sentire a spese del Sistema sanitario nazionale, invece dal 2017 esiste un decreto sui nuovi Lea che ancora non trova applicazione, tra l’altro in uno scenario in cui la necessità di massima diffusione delle tecnologie è richiesta dall’Oms e dai governi di tutto il mondo”.
Il decreto, prosegue, è “rimasto impantanato in non so quali maglie burocratiche”: da qui la richiesta al nuovo governo di “immediata attuazione di questo aggiornamento delle tariffe di assistenza protesica per il bene dell’utente“. Infatti, il 12% della popolazione, circa otto milioni di persone ipoacusiche, avrebbe “un enorme beneficio in termini di qualità di vita dall’uso dei dispositivi, tuttavia solo due milioni li autorizzano regolarmente e molti di loro sono costretti a sostenere il costo di tasca propria”.
Ora come ora, conferma il direttore della Federazione italiana audioprotesisti Dario Ruggeri, “i Lea non sono applicati né applicabili perché mancano le tariffe, che però “sono in dirittura d’arrivo”, dato che le gare sono state ritenute “non adatte” in quanto i dispositivi, seppure prodotti in serie, sono “personalissimi”.
Come sottolinea il presidente di Federanziani Roberto Messina, per gli ipoacusici, assieme a Fia, Ana e Anap, “siamo riusciti a fare in modo che in Italia nessuna gara fosse bandita e aggiudicata facendo ricorsi ai Tar e al Consiglio di Stato che abbiamo sempre vinto”. E ora, aggiunge, “c’è un problema tecnico di cambiamento del nuovo governo che deve fare approvare tutte le tariffe Lea, che sicuramente rivedrà, dopodiché saranno rimesse nuovamente in posizione da tariffa e non da gara anche le protesi per ipoacusici gravi. Spero che entro sei mesi riusciamo a farlo”. Della battaglia fanno parte anche gli Industriali: le preoccupazioni, argomenta la direttrice di Confindustria Dispositivi medici Fernanda Gellona, “sono che il decreto Lea con le nuove tariffe non è ancora stato approvato, per cui tutta la revisione è ancora ferma. Se teniamo conto che il decreto è del 2017 e che l’evoluzione tecnologica del settore è molto veloce- rimarca- significa che siamo in grave ritardo rispetto alle prestazioni previste”. E il timore è che “i tempi si allunghino ancora”, per cui si confida che “il nuovo governo possa sveltire l’attività. Cittadini e imprese hanno bisogno di risposte che non possono che essere la revisione del decreto Lea tenendo presente innovazioni tecnologiche e strumenti per valutare l”efficacia dei dispositivi e il loro impatto economico”. La sfida che lanciano dunque le associazioni è quella di arrivare al massimo entro il 2024 al ritorno alle tariffe.
– Agenzia DiRE –