Si prospetta un periodo di gelo diplomatico tra lo l’Italia e la Russia. Infatti, nella giornata di martedì il nucleo speciale dei carabinieri del Ros ha colto in flagranza di reato un atto di spionaggio ai danni del sistema Paese italiano, portando all’arresto di un ufficiale della Marina militare italiana in servizio presso il terzo reparto dello Stato Maggioree al fermo di un ufficiale russo accreditato presso l’ambasciata russa a Roma. L’episodio è estremamente grave, così come pesante è l’accusa nei confronti dell’ufficiale italiano, il quale è accusato di spionaggio e rivelazione di segreto.
A quanto si è appreso dalle indiscrezioni delle maggiori testate italiane, il militare italiano stava passando documenti riservati al diplomatico russo in cambio di un compenso monetario compreso tra i quattromila e i cinquemila euro. Inoltre, secondo quanto si è appreso i due stavano discutendo anche in merito a pagamenti avvenuti in precedenza. Dunque, i due con molta probabilità si sono già incontrati diverse volte, quindi la documentazione compromessa potrebbe essere più ampia. Naturalmente, l’episodio ha coinvolto i vertici dello Stato italiano. Dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ai ministri della Difesa e degli Affari Esteri, passando per l’autorità delegata all’Intelligence di Franco Gabrielli.
L’ufficiale della Marina posto in stato di arresto è un capitano di fregata di 55 anni: Walter Biot. Il militare ha percorso una carriera tipica di un ufficiale della Marina militare. Nel 2015 è passato di servizio allo Stato maggiore della Difesa (Smd), cioè la sede centrale che coordina le attività delle forze armate dello Stato e intrattiene rapporti con altre organizzazioni internazionali, in particolare con la NATO, dove lavorava presso il Terzo reparto: quello denominato “Politica militare e pianificazione”. Questo è uno degli aspetti più inquietanti della vicenda, dato che il suddetto reparto si occupa di produrre analisi e pianificazione a livello operativo sia di stampo militare che diplomatico. Il reparto è uno dei più riservati della Stato maggiore e parte della pianificazione, come detto, riguarda anche il livello NATO, cosa che aggrava ancor di più la vicenda. Già senza entrare nel dettaglio dei compiti del settore è facile capire l’importanza dei documenti prodotti in questo ufficio in merito alla sicurezza nazionale del nostro Paese, ma basti pensare che Biot era dotato del Nulla osta di sicurezza: documento atto ad abilitare il titolare a poter trattare documenti classificati.
Naturalmente, sull’ufficiale russo non si sa molto. Secondo “La Repubblica” e “La Stampa” si tratterebbe di Dmitrij Ostroukhov, membro dell’Intelligence militare russa (GRU), e sarebbe uno dei due diplomatici russi che, come comunicato dal ministero degli Affari Esteri, sono stati espulsi dallo Stato italiano. Il secondo diplomatico non gradito sarebbe il superiore di Ostroukhov, cioè il sovrintendente dell’intelligence militare all’interno dell’ambasciata russa a Roma. Ovviamente, l’ufficiale russo non è stato posto in stato di arresto, poiché gode di immunità diplomatica. L’unico modo per procedere sarebbe stato un ritiro di tali privilegi da parte di Mosca, che naturalmente non aveva nessun interesse a farlo. Dunque, l’espulsione era l’unica soluzione attuabile, comunque un gesto forte a livello diplomatico, per quanto scontato e necessario in questo caso.
Le testate italiane hanno riportato molti dettagli sulla vicenda, anche se molti sono diversi tra loro. Quello che al momento si sa per certo è che Biot e il diplomatico russo erano tenuti sotto controllo dai Ros già da alcuni mesi. Inoltre, si è appreso che il militare italiano avrebbe fotografato i documenti riservati e li avrebbe salvati su un supporto digitale, anche se qui le tesi della stampa italiana sono diverse. Per il resto si sa che lo scambio avveniva nella periferia romana fuori dal Grande raccordo anulare, in un parcheggio del quartiere Spinaceto. L’italiano si recava in auto, sulla quale avveniva anche lo scambio, mentre il russo usufruiva di mezzi pubblici. Ora, è certo che il motivo dello scambio per il militare italiano erano i soldi, ma diversi sono i dubbi su questo punto. Infatti, perché un militare dello Smd avrebbe corso il rischio di un’accusa così grave per una somma di denaro che, vista l’entità dei documenti, risulta essere quasi misera. In ogni caso, al momento nulla si sa sui documenti passati da Biot ai russi.
Come detto, due diplomatici russi sono stati espulsi e il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha definito la questione come un atto ostile e di estrema gravità: “abbiamo assunto immediatamente i provvedimenti necessari. Su mie istruzioni, la Segretario Generale Belloni ha convocato al Ministero questa mattina l’Ambasciatore della Federazione Russa Razov per trasmettere con forza la nostra ferma protesta e notificare l’espulsione di due funzionari russi accreditati presso l’ambasciata a Roma”. La risposa russa è stata più moderata. Nella giornata di mercoledì il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha auspicato che l’episodio non metta in crisi i buoni rapporti con l’Italia. Sicuramente, l’ambasciata russa replicherà, come da prassi e come fatto con altri Paesi europei, espellendo due diplomatici italiani da Mosca. I rapporti tra Roma e Mosca sono storicamente buoni, specialmente se paragonati ad altri Stati europei, come Francia, Regno Unito e Bulgaria, ma in ogni caso l’episodio resta grave, inquietante e risulta difficile fare previsioni sul futuro.