Come riportato i una nota CoLap, si tratta di una normativa fondamentale che potrà essere utilizzata come esempio da altri paesi comunitari per garantire un mercato delle professioni più concorrenziale e libero. Sono queste le conclusioni che si ricavano dalla ricerca “La disciplina delle professioni regolamentate e non in Italia e in Europa”, realizzata dall’università di Milano con il supporto attivo del CoLAP. La ricerca sarà presentata domani durante l’assemblea nazionale del Coordinamento, convocata come da statuto per il rinnovo delle cariche associative. L’appuntamento è per le 15:30 allo Scuot Center, largo dello Scoutismo 1, a Roma.
“L’approvazione della legge 4/2013 ha rappresentato un momento di svolta per le professioni italiane”, il commento della presidente del CoLAP Emiliana Alessandrucci. “E questa ricerca ne testimonia ancora una volta l’importanza e sottolinea la lungimiranza delle battaglie che il CoLAP ha intrapreso per arrivare alla definitiva approvazione della norma. Il nostro è un mondo fatto di formazione, codici etici e deontologici, preparazione, innovazione e competenze. E’ necessario lavorare ancora per rendere il mercato delle professioni completamente libero da muri e riserve”.
Prosegue la nota , La ricerca analizza i comparti professionali e le leggi che li normano presenti in Germania, Francia, Spagna Paesi Bassi, Romania, Regno Unito e Italia. I sistemi più aperti sono quello inglese e quello olandese, mentre c’è più rigidità in Germania e Romania, con Francia e Spagna che invece si posizionano in una zona intermedia. Per l’Italia, particolare attenzione viene messa sulla legge 4/2013, definita “un importante passo avanti verso una disciplina che limiti quella regolamentazione statale che dà fondamento giuridico al riconoscimento delle professioni ordinistiche”. Tuttavia, “nonostante le buone intenzioni del legislatore”, la norma deve essere ancora del tutto implementata per poter esprimere tutte le sue potenzialità.
“L’Europa ci dice che la legge 4 è un esempio virtuoso, da replicare in altri paesi europei”, conclude la presidente Alessandrucci. “Ma ci dice anche che l’Italia deve fare di più. Siamo pronti, come sempre, a fare la nostra parte”.