È da ormai più di dieci giorni che l’Italia cammina sul filo del rasoio della crisi di governo e all’indomani del 20 agosto, data in cui il premier Giuseppe Conte è atteso al Senato per le comunicazioni ufficiali, non è ancora chiaro il destino dell’attuale esecutivo. Ma tra dichiarazioni all’ultimo sangue e improvvise retromarce, una cosa è certa: l’equilibrio tra Lega e M5S sembra ormai essersi lacerato per sempre. Quali sono allora gli scenari futuri possibili?
Il punto sulla crisi e le possibili alleanze. Tutto è iniziato lo scorso 8 agosto, quando il ministro degli Interni Matteo Salvini ha annunciato in una nota ufficiale “andiamo subito in Parlamento per prendere atto che non c’è più una maggioranza, […] e restituiamo velocemente la parola agli elettori.” Ma se da una parte il vicepremier Luigi Di Maio ha subito riportato l’attenzione sulla riforma del taglio dei parlamentari, il cui voto è ora fissato al 22 agosto, dall’altra si sono iniziate a palesare nuove possibili maggioranze. È difficile infatti non vedere nella chiamata di Salvini a Silvio Berlusconi un tentativo (fallito, dato il rifiuto dell’ex-Cavaliere) di realizzare una nuova alleanza Lega-Forza Italia. Mentre, se per il segretario del Pd Nicola Zingaretti un accordo con il M5S equivarrebbe solo ad “un governo pasticciato”, Matteo Renzi non esita a proporre un’alleanza M5S-LeU. Infine, c’è chi parla di un’ipotetica retromarcia di Salvini che il 15 agosto ha dichiarato: “se qualcuno vuole dialogare io sono qua, sono la persona più paziente del mondo”.
“Ma ormai la frittata è fatta”, risponde via Facebook Di Maio, che insieme al suo partito, non sembra più disposto a riallacciare i rapporti con il leader del Carroccio. Insomma, sebbene appaia sempre meno realistica la possibilità di un governo Conte-bis, le strade sono di fatto ancora tutte possibili. La svolta decisiva si avrà il 20 agosto, quando il Senato ascolterà il discorso ufficiale di Conte, in seguito al quale potranno essere presentate delle risoluzioni da mettere al voto. In quel caso, il premier potrà scegliere tra sottoporsi al voto o recarsi direttamente dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nella prima opzione, per conservare la fiducia Conte dovrebbe ottenere, oltre ai voti dei pentastellati (107), anche quelli dei 51 senatori del Pd o di una parte di loro tale da superare l’eventuale unione di voti a sfavore di Lega (58), Forza Italia (62) e FdI (18).
Gli scenari possibili, in caso di sfiducia, sarebbero dunque quattro (come riporta anche Il Sole 24 Ore). Nel caso di inesistenza di altre maggioranze, due sarebbero le ipotesi possibili. Nella prima potrebbe non esserci nessun nuovo governo, ma resterebbe in carica l’attuale esecutivo Conte con il solo compito di proseguire gli affari correnti, senza impegnarsi su nuove questioni politiche, e portare il paese alle elezioni, che in questo caso si avrebbero nella prima data possibile, ovvero tra settembre e ottobre 2019. Nella seconda potrebbe essere invece Mattarella a indicare un nuovo temporaneo Presidente del Consiglio in grado di formare un “governo tecnico-elettorale”, capace di garantire che il Paese proceda in condizioni di imparzialità verso le elezioni, da svolgersi nella prima data possibile. Al contrario, con una nuova maggioranza governativa si potrebbe realizzare l’ipotesi di un governo tecnico “salva-conti” (Il Sole 24 Ore) che lavori fondamentalmente per varare la legge di bilancio 2020 entro il 31 dicembre, ovvero in tempo per evitare conseguenze negative come l’aumento dell’Iva. In questo caso le elezioni si terrebbero agli inizi del nuovo anno. L’ultimo scenario possibile infine è un quello di un “governo all’austriaca”, ovvero un esecutivo guidato da una figura istituzionale di garanzia indicata dal Quirinale, ma sostenuta dal favore dei principali partiti. Anche in questo caso il compito del nuovo governo sarebbe quello di condurre il paese alle urne il prima possibile, ma garantendo neutralità e imparzialità.