Aggiornamento continuo e crescita professionale. Connubio garantito. Percorsi post laurea di alta specializzazione disciplinare e interdisciplinare consentono, infatti, di rafforzare e ampliare conoscenze e competenze, per rispondere con successo alle esigenze del mercato del lavoro.
Perché scegliere un corso post laurea? Le analisi di AlmaLaurea aiutano a spiegare i motivi del lifelong learning o dell’apprendimento continuo, occasione vincente per trovare più facilmente un’occupazione, anche meglio retribuita, o per valorizzare il proprio ruolo professionale al passo con i cambiamenti e le esigenze del mercato.
Molteplici le voci prese in esame per fotografare il profilo di chi sceglie percorsi di alta specializzazione, tra le altre le differenze di genere, il contesto socio culturale, la mobilità geografica, le motivazioni che spingono a una scelta per la quale alcuni fruiscono di finanziamenti oltre che le valutazioni date da chi ha frequentato tali percorsi. Un’analisi questa di AlmaLaurea dalla quale emergono anche dati relativi a efficacia e performance occupazionali e retributive di chi sceglie master o dottorati di ricerca.
Il tasso di occupazione. A un anno dal conseguimento del master, il tasso di occupazione è complessivamente pari all’88,6%: 88,4% per i diplomati di master di primo livello e 89,0% per i diplomati di secondo livello. Sono considerati occupati tutti coloro che dichiarano di svolgere un’attività, anche di formazione, purché retribuita.
I dati. L’ultima indagine di AlmaLaurea, svolta nel 2019 mostra le buone performance dei diplomati di master e che i laureati necessitano di un tempo più lungo per avvicinarsi ai livelli occupazionali dei diplomati di master: è infatti solo dopo cinque anni dalla laurea che i laureati di secondo livello raggiungono un tasso di occupazione pari all’86,8%, un valore comunque ancora inferiore, seppure di poco, a quanto rilevato per i diplomati di master a un anno dal titolo di studio.
Lo stage svolto durante il master – spiega Almalaurea – si configura frequentemente come un accesso privilegiato nel mercato del lavoro. Tra i diplomati di master, occupati a un anno e che hanno svolto uno stage durante il master, il 45,7% ha ricevuto una proposta di inserimento nell’ente o azienda presso cui lo ha svolto: il 37,5% lavora tuttora per lo stesso ente o azienda, il 5,1% ha dichiarato invece che il rapporto professionale è continuato per un certo periodo ma si è successivamente interrotto, mentre il 3,1% non ha accettato la proposta. Il 54,2% ha dichiarato che al termine dello stage è cessato qualunque rapporto con l’ente o azienda, non avendo ricevuto alcuna proposta di inserimento.
Una quota consistente e pari al 74,3% degli occupati (71,1% tra i diplomati di master di primo livello e 79,3% tra quelli di secondo livello) prosegue l’attività cominciata prima del master, segno che la scelta di questo tipo di formazione viene effettuata spesso per motivi di qualificazione professionale o di arricchimento culturale, come confermato nel Report 2020 sul Profilo dei Diplomati di master 2019. Il 9,9% ha invece dichiarato di avere cambiato il lavoro dopo la conclusione del master. Ne deriva che il 15,7% si è inserito nel mercato del lavoro solo dopo il conseguimento del diploma di master.
Un miglioramento professionale. Tra chi prosegue il lavoro iniziato prima del conseguimento del titolo, – prosegue Almalaurea – il 67,9% dei diplomati ritiene che il master abbia comportato un miglioramento nel lavoro svolto. Gli aspetti del lavoro che hanno registrato un miglioramento riguardano soprattutto le competenze professionali (85,4% nel complesso e che raggiunge l’89,5% nell’area umanistica). Meno rilevante il miglioramento in termini di mansioni svolte (6,7% nel complesso; 8,6% nell’area scientifica e tecnologica), posizione lavorativa (6,1% complessivamente; 7,8% nell’area economica, giuridica e sociale e 7,1% nell’area scientifica e tecnologica) e, soprattutto, trattamento economico.
Master come scelta determinante. Per il 21,0%, dei diplomati che hanno iniziato l’attuale attività lavorativa dopo il conseguimento del titolo, il master è stato determinante; per il 42,6% il titolo di master ha contribuito in buona misura nell’ottenimento del lavoro; mentre chi pensa che il titolo di master abbia assunto un ruolo marginale per trovare un impiego rappresenta il 19,8%. Un ulteriore 15,7% ritiene che il master non abbia avuto alcuna importanza a questo fine.
A un anno dal conseguimento del master il lavoro autonomo (liberi professionisti, lavoratori in proprio, imprenditori, ecc.) riguarda il 21,3% dei diplomati; i contratti di lavoro alle dipendenze a tempo indeterminato caratterizzano invece il 55,3% degli occupati; il 15,5% dichiara di essere stato assunto con un contratto non standard, in particolare a tempo determinato; residuali le altre forme contrattuali.
Qual è la professione svolta dai diplomati di master occupati? A livello complessivo oltre la metà dei diplomati di master svolge una professione intellettuale, scientifica e di elevata specializzazione (51,2%), – evidenzia Almalaurea – mentre il 4,9% svolge una professione che rientra nell’ambito dell’alta dirigenza (direttore, dirigente o imprenditore); poco meno di un terzo svolge una professione tecnica (31,8%), mentre il restante 12,1% svolge una professione meno qualificata.
La retribuzione mensile netta, a un anno dal conseguimento del master, è pari in media a 1.717 euro, valore nettamente più elevato di quello osservato nel 2019 per i laureati di secondo livello intervistati a un anno dal titolo (+33,6%, 1.285 euro), ma anche per quelli intervistati a cinque anni dal titolo (+14,5%, 1.499 euro). La retribuzione, a un anno, – conclude Almalaurea – è inoltre maggiore per i diplomati di master di secondo livello: 2.035 euro mensili netti (ammonta a 1.510 euro per quelli di primo livello).