Secondo l’ultimo Rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 2020 è stato un anno devastante per la salute globale: la lotta alla pandemia del Covid-19 ha lasciato indietro altre sfide sanitarie critiche che ora rischiano di innescare nuove gravi crisi sanitarie ed economiche. Sono i grandi “killer silenziosi” – patologie cardiologiche, metaboliche e oncologiche – la cui diagnosi e cura hanno subito nell’ultimo periodo un significativo rallentamento. Si stima che le malattie cardiovascolari, che rappresentano un terzo di tutti i decessi a livello globale, aumenteranno dai 17,9 milioni del 2015 a 24 milioni entro il 2030.
A questo tema centrale per la salute globale è stato dedicato il secondo Dialogo B20-G20 sulla Salute e
le Scienze della vita. I dialoghi B20-G20 rappresentano una piattaforma di confronto tra la business
community internazionale e la presidenza del G20 per condividere priorità e obiettivi con lo scopo
comune di definire azioni e modalità per affrontare le sfide future. L’evento prende spunto dalle recenti
dichiarazioni multilaterali emerse dalle riunioni del G20, dell’Assemblea Mondiale della Sanità e del
Global Health Summit.
Al Dialogo, oltre alla Chair B20 Emma Marcegaglia e al Chair della Task Force Health & Life Sciences del
B20 Sergio Dompé, sono intervenuti Vasant Narasimhan, CEO di Novartis; Rifat Atun, Professore di
Global Health Systems presso la Harvard University; Nick Tomlinson, Global Health Adivser dell’OECD;
Mario Monti, Senatore e Presidente della Commissione PanEuropea sulla Salute e lo Sviluppo
Sostenibile del WHO; il Viceministro della Salute indonesiano Dante Saksono Harbuwono; H.E. Sheikh
Abdullah bin Mohammed Al Hamed, Presidente del Dipartimento della Salute e membro dell’Executive
Council di Abu Dhabi e Davide La Cecilia, Sherpa del Working Group del G20 sui temi della Salute.
“Come è emerso anche dal Global Health Summit di Roma, nel ripensare la salute globale per prevenire
future crisi sanitarie è fondamentale promuovere una costante interazione tra il settore pubblico e
privato e con le organizzazioni e le istituzioni internazionali, alimentando la cooperazione multilaterale”
ha dichiarato Emma Marcegaglia, Chair B20.
“Le alleanze globali si sono dimostrate un potente strumento di risposta alla pandemia e saranno fondamentali per una ripresa sostenibile. Il B20 Italy è impegnato a fornire raccomandazioni di impatto e applicabili per aiutare i governi ad impostare le nuove politiche sanitarie dell’era post Covid. È necessario ricordare il ruolo sempre più importante dell’innovazione: la capacità di affrontare le future crisi sanitarie, infatti, dipende in gran parte dalla condivisione dei dati e dall’uso delle tecnologie digitali per accelerare la prevenzione e la diagnosi.” Sulla necessità di una piattaforma condivisa e sovranazionale che ripensi il sistema della salute come un ecosistema interconnesso, efficiente e cooperativo è intervenuto Sergio Dompé, Chair della Task Force Health & Life Sciences del B20.
“La lezione più importante del Covid è che altri grandi killer potrebbero essere curati molto più
efficacemente se applicassimo subito lo stesso approccio utilizzato per sviluppare rapidamente i vaccini:
la straordinaria collaborazione tra mondo scientifico, industriale e istituzionale che ci ha permesso di
raggiungere questi risultati deve diventare un modus operandi permanente” ha aggiunto Sergio Dompé.
“Molte altre crisi sanitarie rischiano di esplodere. È necessario rendere permanente l’accelerazione nello
sviluppo di nuove soluzioni e incentivare gli investimenti in ricerca e sviluppo, soprattutto quelli dedicati
alle tecnologie più innovative, come l’mRNA. La pandemia ha reso evidente a tutti che gli investimenti in
salute sono investimenti sul benessere economico e sociale e sulla crescita globale. Investire in salute
vuol dire generare opportunità di crescita, occupazione, sviluppo sostenibile ed equità”.
Durante la tavola rotonda si è discusso anche di come promuovere modelli di partnership e
intraprendere azioni concrete per raggiungere l’SDG 3, il terzo obiettivo di sviluppo sostenibile delle
Nazioni Unite (“assicurare una vita sana e promuovere il benessere per tutti a tutte le età”),
concentrandosi sul miglioramento dell’assistenza sanitaria attraverso maggiori meccanismi di
prevenzione, screening precoce e diagnosi tempestiva, facilitati dall’uso strategico delle nuove
tecnologie.
Vas Narasimhan, CEO di Novartis, ha parlato dell’opportunità offerte dalle nuove forme di partnership
pubblico-privato (PPP) per rafforzare i sistemi sanitari e consentire la diffusione di trattamenti innovativi
ad ampie categorie di pazienti, come quelli che soffrono di malattie cardiovascolari (CVD).
“In questo momento noi stiamo affrontando una ‘sindemia’, cioè una confluenza di più epidemie, poiché il COVID- 19 oltre a devastare il mondo ha interrotto drasticamente le cure ambulatoriali e i percorsi diagnostico- terapeutici di molte altre patologie, come quelle cardiovascolari. Le conseguenze a lungo termine diventeranno più chiare con il passare del tempo ma ora, instaurando collaborazioni tra i diversi settori, abbiamo l’opportunità di far arrivare più rapidamente ai pazienti che ne hanno bisogno le ultime
innovazioni biotecnologiche e, per quanto riguarda le malattie cardiovascolari, di affrontare insieme la
causa principale di mortalità nel mondo. Tali approcci potrebbero non solo contribuire ad arginare la
marea sindemica che la società sta affrontando in questo momento, ma anche rafforzare i sistemi
sanitari per le sfide impreviste che si proporranno nel futuro”.