“Credo che questa infezione globale non scomparirà in tempi brevi. Ci costringerà quindi ad immaginare un futuro diverso, almeno finché non arriverà un vaccino oppure un farmaco efficace contro il coronavirus”. Così Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, in un’intervista a la Repubblica, ha commentato la possibilità per il nostro paese di tornare alla normalità. Nonostante infatti i primi segnali positivi in termini di rallentamento della curva di contagi da Coronavirus, è ancora prematuro – ha ribadito il presidente dell’ISS – parlare di date e scadenze. Dello stesso parere si è detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, che ieri – durante la puntata di Che tempo che fa su Rai 2 – ha confermato l’imminente proroga della scadenza del 3 aprile: “C’è bisogno ancora – ha ammesso il ministro – di un sacrificio che non sarà di qualche giorno, abbiamo bisogno ancora un po’ di tempo”.
“Quanto tempo dovremo restare a casa? Arriviamo fino a Pasqua e poi guardiamo i dati per stabilire come procedere. Va vista l’evoluzione dell’epidemia” è la risposta misurata e prudente di Brusaferro a proposito di una possibile fine del periodo di quarantena. Se è pur vero che “assistiamo a un appiattimento della curva – ha specificato il presidente Iss – non ci sono ancora segnali di discesa ma va meglio. Le importanti misure che sono state adottate stanno mostrando i loro effetti”. I risultati quindi ci sono, sebbene ancora minimi: “dobbiamo osservare un aumento quotidiano dei casi inferiore a quello delle 24 ore precedenti per alcuni giorni consecutivi. Il numero delle nuove infezioni si deve quindi ridurre significativamente. Per ottenere questo trend – si legge sul quotidiano – bisogna rispettare le misure del governo e fare anche molta attenzione all’isolamento dei positivi o dei loro contatti stretti”.
Per quanto riguarda le riaperture ha aggiunto Brusaferro “certamente avverranno in modo graduale e dovremo organizzarci per essere capaci di intercettare rapidamente eventuali nuove persone positive. Stiamo anche valutando un’idea degli inglesi, quella dello ‘stop and go’. Prevede di aprire per un certo periodo e poi chiudere di nuovo”. Si tratta di misure che sono ancora in fase di studio, ma che dovranno essere applicate per un periodo anche piuttosto esteso nel tempo, almeno fino a quando non verrà individuato un vaccino o un farmaco efficace nella cura del virus. In attesa di ciò “dovremo – avvisa l’esperto – trovare un modo nuovo in cui fare le cose che ci piacciono. Penso ad attività come ascoltare un concerto o socializzare. Andranno fatte in una forma che ci aiuti a non far ripartire l’infezione.
“Le misure di contenimento saranno certamente prolungate” ha confermato il ministro della Salute, Roberto Speranza, in collegamento nella puntata di ieri sera di Che tempo che fa, anticipando che a partire da oggi si sarebbe riunito il comitato tecnico-scientifico per valutare la situazione attuale e le eventuali prossime decisioni. “È vero che si vede in qualche modo un primissimo segnale, soprattutto dai pronto soccorso delle aree più colpite nella prima fase, ma questo non basta”. “Se noi immaginassimo in un istante – ha argomentato Speranza – di bloccare queste misure, commetteremmo un errore drammatico e bruceremmo quel piccolo vantaggio che siamo riusciti a costruire.” Fondamentale dunque “non sbagliare i tempi”: “oggi siamo ancora nel pieno di questa crisi. Guai ha farsi illusioni” ha ribadito senza giri di parola il ministro, che per quanto riguarda il futuro, promette “dobbiamo studiare fin da oggi il domani”.