Più di cinque ore di dibattito in Senato, molti applausi, altrettanti fischi e occhi al cielo. Si è conclusa così ieri in una torrida giornata d’agosto l’esperienza governativa giallo-verde dopo soli 14 mesi di vita. A decretarne la fine le parole del premier Giuseppe Conte che in un discorso di 50 minuti ha ufficializzato l’impossibilità di proseguire l’attività governativa dopo la crisi di governo aperta dal vicepremier Matteo Salvini lo scorso 8 agosto. È seguito un lungo dibattito che si è protratto fino a sera e di cui ripercorriamo i momenti decisivi.
Il rispetto delle istituzioni è ciò che secondo Conte è mancato più di ogni cosa all’ex collega di governo Matteo Salvini ed è proprio in virtù di esso che ha ufficializzato le proprie dimissioni da Presidente del Consiglio. “Signora Presidente, gentili Senatrici e Senatori, la crisi in atto compromette inevitabilmente l’azione di questo governo, che qui si arresta”: sono state queste le inequivocabili parole del premier che con tanto di pacca sulla spalla si è rivolto a Salvini definendo la sua decisione “un gesto di grave imprudenza istituzionale”, indice di “grave carenza di cultura costituzionale” e di “opportunismo politico”. “La decisione della Lega, che ha presentato mozione di sfiducia […], oltre ai comportamenti chiari e univoci, mi impongono di interrompere qui quest’esperienza di Governo” ha poi aggiunto il Presidente del Consiglio.
La frattura definitiva tra M5S e Lega si è consumata così nelle parole di Conte che ha motivato la sua scelta come la conseguenza inevitabile della decisone della Lega di rompere il contratto di governo. Una decisione compiuta, secondo il premier, per “interessi personali e di partito” e a costo di far precipitare il paese “in una spirale pericolosa di incertezza politica e instabilità finanziaria”. Un pericolo non reale per Salvini che nel suo discorso, tra standing ovation dei suoi e cartelli di disapprovazione dei dem, ha parlato piuttosto di “un accordo a tavolino tra Pd e 5 Stelle”. Il leader del Carroccio ha infatti risposto alle critiche, affermando che “se questo governo si è interrotto è anche perché da mesi c’erano in Commissione, in Parlamento e in Consiglio dei Ministri dei signor No che bloccavano tutto quanto”. “Rifarei tutto quello che ho fatto” aveva infatti esordito Salvini, per poi tuttavia concludere nel segno di un’improvvisa apertura. “Ma se c’è voglia di terminare un percorso virtuoso, non abbiamo mica paura” ha infatti dichiarato il vicepremier, esplicitando la possibilità di andare alle urne dopo aver votato la riforma elettorale ed eventualmente aver realizzato una “una manovra economica coraggiosa”. Un ripensamento poi confermato dalla decisione della Lega di ritirare la mozione di sfiducia, così motivata all’Agi: “È una scelta di coerenza con l’apertura fatta in Aula da Matteo Salvini”.
È troppo tardi. Si potrebbe riassumere così la posizione in comune a diverse forze dell’opposizione, che pur apprezzando il discorso di Conte, ne hanno criticato il tempismo fin troppo tardivo. “Non ci voleva una particolare lucidità istituzionale per rendersi conto che lo stile del ministro Salvini è lo stile che lo ha caratterizzato in campagna elettorale” ha commentato in particolare Matteo Renzi dalle file del Pd, accusando il governo di aver diffuso nel paese un “clima di odio” e definendo la scelta di aprire una crisi ad agosto “un colpo di sole”, date le gravi conseguenze che l’aumento dell’Iva potrebbe avere sugli italiani.
“Se c’è mancanza di coraggio me l’assumo io di fronte al Paese che ci guarda e prendo atto che il leader della Lega […] manca nel coraggio di assumersi la responsabilità dei suoi comportamenti” ha replicato infine Conte alla decisione della Lega di ritirare la mozione di fiducia, per poi chiudere “Grazie a tutti. Io vado dal Presidente della Repubblica”. Il Quirinale ha poi diramato il calendario delle consultazioni che avranno inizio oggi pomeriggio alle 16 e proseguiranno domani 22 agosto.