Non è stato facile, eppure il nuovo governo M5S-Pd è finalmente realtà. Tuttavia, nemmeno l’insediamento di ieri a Palazzo Chigi da parte del nuovo esecutivo è bastato a calmare i bollenti spiriti di chi in questa inedita alleanza politica non ha mai creduto, anche all’interno dello stesso Pd. E non manca nemmeno chi (a detta di alcuni) esulta, ma pensa già alla prossima crisi.
“Ho combattuto questa alleanza con tutte le mie forze”. Sono state queste le parole con cui l’europarlamentare Carlo Calenda ha salutato dalla sua pagina Facebook l’inizio del nuovo governo M5S-Pd, quel Pd che l’ex titolare del Mise ha scelto di lasciare, proprio a causa dell’alleanza con i pentastellati. Una scelta compiuta per “coerenza”, aveva scritto Calenda nella sua lettera di dimissioni, e sulla quale si è mostrato irremovibile. È infatti di ieri l’annuncio di trasformare Siamo Europei in movimento politico. L’obiettivo – scrive l’europarlamentare su Fb – è quello di creare “un movimento politico liberal-progressista” che accolga “i riformisti rimasti senza casa”. E al tentativo di ravvicinamento via Twitter del sottosegretario del Pd Andrea Orlando (“Il riformismo è questo Carlo Calenda […] La sua casa è il Pd. La tua”), il nuovo leader di Siamo Europei ha risposto citando Churchill: “Alcuni uomini cambiano partito per amore dei loro principi; altri i loro principi per il partito”.
Contrari al nuovo governo, sebbene non al punto da dimettersi dal Pd, si sono detti anche altri esponenti del partito. All’ormai celebre no del senatore Matteo Richetti, unico tra gli oltre trecento membri della direzione del Pd a votare a sfavore del mandato a Nicola Zingaretti per formare il nuovo esecutivo, si è aggiunto anche il dissenso dell’eurodeputata Irene Tinagli. L’economista ex montiana ha infatti comunicato ai suoi elettori la volontà di restare tra i dem, nonostante la contrarietà all’accordo con i Cinque Stelle. Quest’ultimo, infatti, a sua detta, “logorerà il Partito Democratico, indebolendone il consenso” e producendo l’effetto contrario di rinforzare i sovranisti. Da qui la decisione di restare all’interno del Pd, per “portare una voce liberale e democratica”, ma – puntualizza Tinagli – “pur non facendo la stessa scelta di Carlo Calenda, continuerò a collaborare con lui e con Siamo Europei”.
La reazione di Matteo Renzi ha infine destato non poche critiche. L’ex premier ha infatti commentato via social l’inizio del nuovo governo con quella che Calenda ha definito “un’ode alla vittoria fuori luogo”. Solo qualche giorno fa infatti, dalle pagine del Sole 24 Ore, rivolgendosi al mondo delle industrie, Renzi pronunciava quella che a molti (tra i quali lo stesso Calenda) è suonata come una minaccia al nascente esecutivo: “Non avete nulla da temere da un governo che nasce per evitare l’aumento dell’Iva e che abbassa lo spread. Ma se qualcuno vi volesse far male, sappiate che non avrà i numeri in Parlamento”. Lo stesso Renzi, che solo agli inizi di agosto al Sole 24 ore aveva parlato di una sua quasi certa uscita dal Pd, così motivata: “Forse vale davvero la pena di prendere atto che non c’è più soluzione”.
Atteggiamenti sospetti, quelli di Matteo Renzi, soprattutto per Calenda, che in occasione della “Festa Pd Pesaro”, ha profetizzato una futura (e piuttosto vicina) crisi di governo proprio per mano dell’ex premier. “Renzi formerà i suoi gruppi parlamentari a ottobre: lo sanno tutti” ha infatti dichiarato – come riporta l’Agi – l’europarlamentare dal palco della tradizionale festa del Pd lo scorso 29 agosto, azzardando poi le mosse dell’ex collega di partito: “farà i gruppi separati, dirà che voleva un governo istituzionale e non con i 5 stelle, disinnescherà le clausole Iva, farà cadere il governo e proverà a riprendersi il Pd”. Profezia o no, il momento della verità potrebbe arrivare a breve, e più nello specifico ad ottobre, quando il consueto appuntamento con la Leopolda fornirà a Renzi l’occasione perfetta per svelare le prossime mosse politiche.