“Abbiamo messo a disposizione del Commissario all’emergenza le strutture logistiche del sistema produttivo italiano. Circa 6000 imprese, ad oggi, hanno dato la disponibilità su base volontaria. Lunedì chiuderemo questa raccolta di disponibilità e poi, con il Commissario, valuteremo quali saranno i siti scelti per la vaccinazione di comunità”. Così il Presidente Carlo Bonomi, ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta, ha spiegato l’iniziativa di Confindustria relativa alla mappatura delle “fabbriche di comunità”, cioè quelle imprese operanti sul territorio nazionale che hanno dato la disponibilità dei propri spazi nell’ambito del piano nazionale di vaccinazione.
“Abbiamo inteso dare una disponibilità per tutte le comunità, a partire dai familiari dei dipendenti. Ci rimetteremo al piano nazionale di vaccinazione. Una volta scelto il numero, crediamo di rispettare il piano che ha dato il commissario e, entro ottobre, di poter contribuire per la nostra parte a vaccinare il quorum, per raggiungere l’immunità di gregge, quindi l’80% della popolazione” – ha spiegato il Presidente. Il colloquio con Bruno Vespa – come riporta la nota stampa di Confindustria – è proseguito con un bilancio delle azioni svolte dalle Istituzioni a un anno dallo scoppio della pandemia.
“Purtroppo, abbiamo avuto un anno di stop and go, di chiusure e ripartenze, che hanno fatto venire meno la fiducia” – ha detto il Presidente. “Il grande capitale sociale che avevamo acquisito durante il primo lockdown è stato disperso con i provvedimenti successivi, che non hanno dato una direzione al Paese”. E concentrandosi sul presente, il Presidente Bonomi ha proseguito il suo ragionamento sottolineando come sia “importante parlare al Paese per far capire qual è la direzione e quali sono i sacrifici che dobbiamo ancora chiedere. La via d’uscita – ha chiarito – potrà passare solo attraverso una campagna vaccinale, che riguardi il maggior numero di persone nel minor tempo possibile”.
Bonomi ha evidenziato le difficoltà degli imprenditori e dei cittadini che, arrivati a questo punto della pandemia, in alcuni casi sono drammatiche. “La cosa più difficile ora, come Presidente di Confindustria, è ascoltare le persone, gli imprenditori, le storie delle famiglie che stanno chiudendo negozi di terza generazione con 100 anni di storia” – ha commentato il Presidente riportando l’esperienza di molti associati.
“Non bastano i ristori. Possono aiutare, certo, ma dobbiamo dare una direzione e un futuro a questo Paese” – ha osservato, ribadendo la determinazione delle imprese a ripartire per contribuire a risollevare l’Italia dalla crisi. “La manifattura italiana anche in questo anno di pandemia ha dimostrato di essere un grande patrimonio, un grande asset del Paese” – ha detto, chiedendo al Governo di lavorare a pochi provvedimenti idonei alla ripartenza.
“Sarà difficile, ma dobbiamo lavorare tutti insieme, l’industria italiana c’è e lo sta dimostrando anche in questo momento” – ha sottolineato il Presidente che ha fatto notare come “la disponibilità di vaccini sta diventando un tema geopolitico molto importante. L’Europa purtroppo ha fatto scelte sbagliate, contratti sbagliati, tanto che giustamente il Presidente Draghi al Consiglio Europeo è stato molto critico rispetto ad alcune gestioni. Questo ci mette in difficoltà perché’ molti Paesi usciranno prima dalla crisi pandemica e quindi potranno far ripartire le loro economie”.
In studio anche il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini, con cui Bonomi ha sviluppato un confronto su diversi temi, soprattutto sulla burocrazia e le infrastrutture. Il Presidente ha citato in particolare il dl semplificazioni e lo sblocca cantieri, che sono ancora in attesa dei decreti attuativi, rilevando come “si continuino a stratificare gli adempimenti burocratici sulle spalle imprese”. Secondo Bonomi, infatti è proprio la mancanza di decreti attuativi a vanificare la bontà delle riforme. Fra le proposte per evitare questa strozzatura, il Presidente ha individuato quella di legare l’entrata in vigore delle norme alla presenza obbligatoria di un decreto attuativo immediato.
Il confronto si è poi concentrato sul tema delle infrastrutture, in cui Bonomi ha sottolineato la relazione fra la necessaria semplificazione burocratica e l’effettiva apertura dei cantieri. “Ad oggi – ha evidenziato – due su tre sono fermi”. ”Abbiamo bisogno di una spinta forte” – ha osservato il Presidente chiudendo il suo intervento a Porta a Porta – “perché sappiamo che le infrastrutture sono un driver molto forte per la ripresa economica e inoltre sono un patrimonio del Paese.