Immaginate, in questi tempi di pandemia, una lezione che viene fatta da un maestro nelle piazze, nelle strade, ai giardinetti e che ad ascoltarlo ci siano tanti bambini, alcuni dei quali costretti a stare in quarantena. Sembrerebbe quasi una chimera in un momento in cui, lockdown o quasi lockdown che sia, si sta sempre più davanti a un monitor e sempre meno all’aria aperta.
Eppure lui, Tonino Stornaiuolo, 34 anni, ha deciso di fare così: portare le sue parole nelle vie di Napoli e raggiungere lui i suoi allievi che, mentre la scuola è chiusa (come deciso dall’ordinanza della Regione Campania), si perdono l’occasione di socializzare con i compagni, di condividere quanto stanno apprendendo guardando negli occhi gli altri, incrociando lo sguardo del maestro.
Si chiama DAB, che ricorda un po’ la DAD, ossia la didattica a distanza, ma in questo caso la B sta per balconi, didattica ai balconi dunque, anche se in realtà le lezioni all’aperto si svolgono in spazi diversi della città di Napoli: piazze, strade, giardinetti. Un progetto che in realtà non è un vero progetto ma “la prosecuzione di quello che ho sempre fatto”, ci dice Tonino che raggiungiamo al telefono “perché arrivare a fare una didattica simile è per me una cosa molto naturale. La scuola per cui insegno, che si chiama ‘Dalla parte dei bambini’, è in realtà una scuola in cui noi insegnanti usciamo sempre durante l’anno, facendo per esempio geografia in piazza, ma non solo. Ci basiamo sulla metodologia della scuola attiva. Per noi è naturale fare lezione anche all’aperto, non è lo è invece il contrario”. L’idea viene a Tonino quando il 15 ottobre in Campania, unica regione in Italia, il presidente della Regione Vincenzo De Luca decide di chiudere le scuole per evitare il diffondersi del sondaggio (ordinanza che il 30 ottobre è stata estesa anche alle scuole materne e agli asili nido).
Tutto è nato grazie alle telefonate dei bambini preoccupati. “Sono le telefonate dei bambini che mi hanno fatto riflettere. Quel giovedì mi chiamano e mi dicono: ‘Tonino (noi maestri ci facciamo chiamare per nome), non è che finisce come a marzo? Allora ci hai detto che ci saremmo visti l’indomani e invece sono passati mesi’”. Queste parole che a leggerle fanno venire i brividi, pensando a quanto i più piccoli soffrano di questa situazione non fanno dormire Tonino: “Sentivo di non poterli lasciare e così contatto ii genitori nei giorni successivi e comincio a organizzare piccoli gruppi di allievi con cui mi incontro una volta in piazza, una volta sotto il balcone. Vado lì dove ci sono i bambini: Quartieri Spagnoli, ma anche corso Vittorio Emanuele, piazzetta Cariati, Monte di Dio. La nostra scuola ha 3 sedi: una al Vomero, una in corso Vittorio Emanuele, l’altra ai quartieri Spagnoli all’interno della Fondazione Foqus, in un ex convento, io insegno in queste ultime due.
I bambini cui insegna il maestro vanno in quinta elementare e sono un totale di 52. Ovviamente non tutte le lezioni si tengono fuori, anche perché bisogna tenere conto del meteo e perché “per questioni ministeriali dobbiamo comunque garantire la didattica a distanza e rispettare anche le scelte dei genitori, ce ne sono infatti che non hanno mandato i loro figli e non è giusto che i bambini ne pagano le conseguenze. Gli appuntamenti dal vivo servono per svolgere quelle attività che tramite uno schermo non si possono fare e dare modo di vedersi per tenere viva la relazione. I bambini scelgono dove venire in base agli appuntamenti che do: alle 10.30 per esempio sono in piazza Montecalvario, alle 11.30 sotto casa di Lucia, la bambina che ascoltava dal balcone perché in quarantena, tra l’altro è stata la sua situazione a ispirarmi il nome di DAB.
Le attività sono le più disparate: durante l’anniversario della nascita di Gianni Rodari, il 23 ottobre, il maestro Tonino ha letto brani di Gianni Rodari così come, partendo dallo scrittore di Omegna, lui e gli allievi hanno lavorato sul concetto di libertà “Molti di loro l’hanno paragonata al vento e c’è chi ha detto che la libertà è quando non mettono muto su Zoom”.
Le lezioni del maestro sono comunque da sempre un po’ diverse da quelle frontali che uno si aspetterebbe: “Se devo entrare in classe e spiegare gli Egiziani, non inizio subito con il raccontare ai bambini chi erano, ma parto sempre da qualcosa che loro mi vogliono raccontare e pian piano li conduco all’argomento del giorno. Così loro si sentono più coinvolti, partecipi e hanno la sensazione di poter essere maestri, nel senso che possono condividere la loro sapienza con gli altri. Bisogna fidarsi dei bambini e delle loro capacità e non è detto che ognuno di loro avendo una passione non ne sappia più di me di quel determinato argomento. Sono felice quando riesco a dare loro il modo di raccontarsi”.
L’esperienza teatrale e da educatore alla base di tutto. Tutto questo è possibile anche grazie al percorso formativo che Stornaiuolo ha fatto e che solo da ultimo l’ha portato alla scuola: “A 17 anni ero a Scampia e mi è arrivata l’occasione di fare teatro con persone come lo scrittore Maurizio Braucci, il pedagogista e maestro Giovanni Zoppoli e Marco Martinelli, regista. Per me è stato vedere cose che non avevo mai visto. Ecco perché credo sia molto importante dare alternative e possibilità a chi non ce l’ha. Mi sono pian piano appassionato al mondo della cultura fino ad arrivare a quella che era il progetto Punta Corsara dove c’era Rachele Furfaro, l’attuale dirigente della scuola dove lavoro. Lì sono entrato anche nello staff organizzativo e per il teatro auditorium di Scampia ho curato le relazioni con le varie compagnie teatrali. Nel frattempo ho cominciato a collaborare con il Centro Mammut, centro di ricerche pedagogiche che si trova a Scampia”.
Per Tonino da un lato c’è il teatro e dall’altro il percorso come educatore: “Ed è all’interno del centro che mi comincio a formare con vari esperti di pedagogia. Intorno ai 26 anni mi muovo sempre più verso questa strada, inizio come educatore, faccio doposcuola e tanto altro fino ai 30 anni quando mi arriva la telefonata di Rachele Furfaro per insegnare nella scuola dove sono adesso”.
Non solo Tonino: con lui anche altri maestri e i genitori. Tutto questo percorso ha portato Tonino a creare la sua DAB, ma non è da solo: con lui ci sono anche altri maestri della scuola come Pamela Buda, Paolo Scotti, Luca Marino, Mohamed Ghanem, Laura Polidoro.
E poi ci sono i genitori: senza il loro sostegno difficilmente si sarebbe realizzato tutto: “Sono da sempre molto coinvolti nelle attività della scuola, ma per fare questo si sono presi una grossa responsabilità. Devono accompagnare i bambini nel luogo dell’incontro e in questo periodo. Ma sono disposti a farlo: c’è un genitore che abita al Centro Direzionale, ossia a mezz’ora di macchina da dove si sarebbe svolto l’incontro dal vivo e ha fatto quella strada solo per 25 minuti. I genitori ci ringraziano perché ci stiamo prendendo cura dei bambini in un momento difficile”.
E loro, i bambini, cosa hanno detto? “Per loro è tutto normale, anzi uno mi ha detto ‘Tonino, facciamo una cosa ora che torniamo in classe, comunque torniamo a leggere le poesie per le strade’. Non hanno la percezione di quanto dovranno restare a casa, ma tutto questo per loro è importante. Noi adulti dobbiamo prenderci delle responsabilità verso i bambini, mostrare loro che nonostante la difficoltà, che è vera, c’è sempre una soluzione, e che tutto questo può essere superato insieme. Se diamo loro dei piccoli momenti di certezza, li rassereniamo. A Napoli, d’altra parte, viviamo in una emergenza continua, sono 30 anni che abbiamo problemi. Come nelle difficoltà di prima cercavamo soluzioni, le troviamo di nuovo. È poi stato bello vedere anche la partecipazione delle persone per strada, la signora alla finestra, l’anziano per strada… tutti coinvolti”.
Essere di ispirazione ad altri maestri in altre parti d’Italia. la DAB ha creato un passaparola continuo e il maestro napoletano è stato invitato in diverse trasmissioni televisive e non solo. Il suo gesto è diventato eclatante, ma per lui è tutto normale anzi “questa attenzione è dovuta secondo me alla perdita di normalità, al fatto che si è persa la semplicità delle cose. Pertanto anche quelle che sono semplici sembrano eccezionali. Però c’è il rischio di fare del maestro un eroe, quando non c’è niente di eroico, il mio e quello dei miei colleghi è un gesto quotidiano. E se quello che facciamo fosse di ispirazione a un maestro che sta a Milano o da qualche altra parte, non posso che esserne felice”.