Cresce sempre più per i datori di lavoro la difficoltà nel reperire figure professionali qualificate: a rivelarlo è la nona Talent Shortage Survey 2014. Effettuata a livello globale da ManpowerGroup su 37.000 aziende in 42 Paesi, l’indagine ha registrato la percentuale più alta degli ultimi sette anni (il 36%) di imprese che faticano a trovare professionisti soprattutto in ambito tecnico e ingegneristico, ma anche amministrativo, finanziario e commerciale.
La situazione globale – Il Paese con la più alta percentuale di difficoltà nel reperimento di talenti è il Giappone (81%), seguito nella top ten da Perù, India, Argentina, Brasile, Turchia, Nuova Zelanda, Panama, Colombia, Hong Kong (56%). Negli Stati Uniti il dato registrato è il 40% così come in Germania (percentuale aumentata rispetto all’anno precedente in entrambi i casi), mentre la situazione sembra meno critica e in miglioramento in Cina (24%), Francia (21%) e Regno Unito (12%). E in Italia? Le aziende del nostro Paese che segnalano la carenza professionalità qualificate sono passate dal 17% al 34% in un solo anno, la percentuale più alta dall’inizio della crisi. Tra i dieci profili più difficili da trovare in Italia ci sono quelli di produzione specializzati, poi tecnici specializzati, segretarie, assistenti di direzione, assistenti amministrativi e personale di back office, addetti alle vendite, professionisti IT, Sales Manager, addetti alla ristorazione e personale alberghiero, professionisti nel settore Contabilità e Finanza, formatori e autisti.
I trend che condizionano il Talent Shortage – Il rapido sviluppo tecnologico, la mancata corrispondenza tra domanda e offerta, la crescita veloce delle economie emergenti e la carenza di alcune competenze nei giovani sono tra i fattori che determinano la perdita di professionalità qualificate. “La continua evoluzione e l’aumento della complessità impattano sulle esigenze delle aziende, che intraprendono una ricerca continua e sempre più raffinata dei talenti di cui hanno bisogno per competere – spiega Stefano Scabbio Amministratore Delegato di ManpowerGroup Italia ed Iberia – Le lavorazioni della meccanica di precisione, di cui l’Italia è leader, sono un esempio di come una professionalità si stia evolvendo in un contesto sempre più tecnologico, così come nel settore digital oggi cerchiamo figure professionali che sei mesi fa non esistevano”. Le aziende dalla loro parte confermano i trend, così come era accaduto per il 2013, lamentando la mancanza nei candidati di competenze tecniche (hard skills), di esperienza e competenze trasversali (soft skills).
Come far fronte al Talent Shortage – L’80% delle aziende si dichiara pronta ad adottare strategie non tradizionali e innovative di recruiting e valutazione dei talenti. La stessa unicità che si cerca di possedere in servizi e prodotti offerti per fare la differenza sul mercato, deve riguardare anche l’ambito delle risorse umane. Dunque si pensa a formazione interna, all’importanza dei modelli lavorativi, ai piani di successione, al talent sourcing, per attirare talenti anche da altri Paesi. Le competenze richieste dalle imprese per ricoprire i diversi ruoli aziendali le ha individuate l’indagine Soft Skills for Talent come rivela ancora Scabbio: “Collaborazione, innovazione, visione d’insieme e integrazione organizzativa sono le attitudini fondamentali per realizzare una nuova concezione di azienda “agile”. Le imprese quindi, per affermare la propria leadership nel mercato di riferimento, devono cercare di attrarre, sviluppare e trattenere i talenti in possesso di tali competenze”.