Il piano garanzia giovani garantirà un lavoro ai giovani? Questa è una domanda che vale 1,5 miliardi di euro. L’ammontare esatto dell’investimento congiunto tra Europa e Italia per finanziare l’iniziativa che dovrebbe garantire tra il 2014 e il 2015 un lavoro, un tirocinio o un corso di formazione professionale ai giovani sotto i 29 anni entro 4 mesi dalla conclusione del loro percorso di studi o dall’inizio della disoccupazione.
L’iniziativa è certamente lodevole negli intenti anche perché prevede un importante budget di spesa. Ciò che preoccupa, come più volte segnalato in queste pagine (web), tuttavia, sono i presupposti per la riuscita del programma. Qui siamo nel campo delle cosiddette politiche attive del lavoro, ossia di quegli strumenti e iniziative finalizzate a collocare e ricollocare le persone al lavoro. Il perno delle politiche attive sono i centri per l’impiego pubblici, notoriamente poco o per nulle funzionanti, nonostante 9 mila dipendenti a libro paga.
Se il presupposto per il funzionamento del programma è molto debole è lecito preoccuparsi sugli effettivi risultati realizzabili. Il rischio è quello di buttare al mare l’ennesima occasione per innovare il mercato del lavoro nel nostro Paese. La speranza, invece, è che si colga questa possibilità e soprattutto si utilizzino queste risorse per avviare una nuova stagione delle politiche attive del lavoro in Italia, in cui siamo colpevolmente molto indietro.
Come detto i presupposti non sono dei migliori. Di questo ne sono consapevoli tutti, anche coloro che hanno la responsabilità politica dell’effettivo funzionamento del piano garanzia giovani. Vedremo cosa succederà nei prossimo mesi. Ad oggi si sono registrati oltre 82 mila giovani secondo i dati forniti dal Ministero del Lavoro. Segno che il programma sta suscitando interesse e speranze. In un video realizzato da KONG TV sul tema tutti i giovani intervistati hanno giudicato positivamente l’iniziativa.
Adesso tocca alla realtà dei fatti non deludere questa speranza. E’ di questi giorni l’approvazione del Piano italiano da parte della Commissione Ue che ha stanziato oltre 567 milioni di euro. Contestualmente, però, la stessa Commissione evidenzia una “efficacia incerta e un’ampiezza limitata” del piano italiano. In sostanza, ciò che si rimprovera all’Italia e di aver elaborato un piano di corto respiro e che non guardi al futuro. Insomma, come al solito si pensa ad utilizzare i soldi stanziati in una logica miope, quasi “predatoria” e non in chiave strategica e quindi di trasformazione profonda delle politiche attive italiane. In questo senso non è stato bello vedere le diverse Regioni, titolari dell’applicazione del piano, andare in ordine sparso e con colpevole ritardo.
Lo scetticismo anche questa volta prevale, ma mi auguro sinceramente di essere smentito sonoramente dai fatti!