Il sito è tutto scritto in inglese. Niente traduzioni. Dunque siete subito avvisati: prima di tutto, dovete saperlo parlare. È questo infatti il requisito principale per andare a lavorare all’estero secondo i fondatori di T-Island, una società che ricerca e seleziona candidati mettendo in connessione l’Italia e gli altri Paesi del mondo per quanto riguarda le opportunità lavorative.
“L’idea è nata da Alberto Forchielli, fondatore e azionista di maggioranza, che ha immaginato un servizio come non ne esistevano finora sul web – spiega Stefano Carpigiani, amministratore delegato – In genere il focus in una ricerca di lavoro è sempre nazionale, invece noi aiutiamo i professionisti a riposizionarsi nel mondo”.
Come funziona – La piattaforma, partita ufficialmente nel novembre 2013 con autorizzazione ministeriale, funziona come un cloud: “L’approccio è virtuale, non facciamo colloqui faccia e faccia e nemmeno marketing porta a porta alle aziende – spiega – Riceviamo un curriculum, lo valutiamo, stabiliamo un primo contatto telefonico, poi un colloquio su Skype e infine richiediamo al candidato un video di presentazione. In certi casi sono le aziende che ci richiedono candidati, in altri andiamo noi a cercare le aziende con posizioni aperte per proporgli dei profili. I nostri ricavi provengono al 100% dalle aziende da cui riceviamo una percentuale, ma solo nel momento dell’effettiva assunzione”. Per quanto riguarda i contatti con l’estero la società si muove su diversi fronti con strategie diverse in base al Paese: freelance in alcuni Stati, società partner di recruiting in altri oppure in altri ancora il contatto diretto con le aziende.
Chi e dove – Da novembre ad oggi T-Island ha ricevuto oltre 500 curriculum. Ovviamente sono gli Stati che stanno crescendo di più a offrire più opportunità: Germania (“dove è importante saper parlare tedesco”, Olanda, Inghilterra, Emirati Arabi. Le professionalità più richieste sono medici, ingegneri e informatici (“soprattutto programmatori, sviluppatori e analisti”) e poi cuochi, pizzaioli. “Adesso, per esempio, abbiamo una posizione aperta per un’ostetrica pronta a partire e ad andare a lavorare in un ospedale americano in Vietnam”.