E’ entrata in vigore il primo gennaio scorso la Legge di Stabilità 2014, (L. 27 dicembre 2013, n. 147) pubblicata sulla Gazzetta ufficiale 302 del 27-12-2013.
Fra le disposizioni c’è anche un riferimento alla sicurezza dei lavoratori. In particolare al comma 128 dell’articolo 1 si riporta che dal primo gennaio del 2014, attraverso un decreto congiunto del Ministero del Lavoro e Ministero dell’Economia, su proposta dell’Inail, verrà stabilita la riduzione percentuale dell’importo dei premi e contributi dovuti per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Una mossa che secondo Carlo Maria Rossin, proprietario di Indutex, azienda del milanese che si occupa di indumenti per la sicurezza “fa venire meno un meccanismo di premialità per quelle realtà più virtuose impegnate nella prevenzione degli infortuni”.
Perché se da un lato questa norma risponde all’esigenza di ridurre il cuneo fiscale e sgravare le imprese da una pressione fiscale e contributiva da molti ritenuta eccessiva, riducendo gli oneri contributivi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, dall’altro lato estendendo la decontribuzione indistintamente a tutte le imprese, cancella gli incentivi per le aziende più impegnate nella prevenzione.
Incidenti in Italia, il modus operandi delle aziende – Nel 2011 in Italia si sono verificati 231mila incidenti sul lavoro gravi, che cioè comportano un’astensione dal lavoro di più di 3 giorni, e 510 incidenti mortali. Una media decisamente più alta, quasi doppia, per l’Italia (3,09 incidenti per 100mila occupati) rispetto ai dati europei, dove la media è di 1,79. Ancora più drammatico il confronto con altri paesi più virtuosi come la Scandinavia (1,2) e la Gran Bretagna (0,62).
Incentivi sì vs incentivi no – Gli incentivi economici, per diversi addetti ai lavori, sono necessari per motivare le imprese a investire in sicurezza e anche per aumentare la sensibilità in materia, laddove spesso si vede nella prevenzione solo un costo. E infatti a spiegare che la strada percorsa dai paesi più virtuosi passa proprio dalla promozione di standard di prevenzione e sicurezza sul lavoro più elevati, contestualmente a un capillare monitoraggio e a meccanismi sanzionatori per le imprese inadempienti, è lo stesso Rossin che da anni si batte per spiegare l’utilità di un indumento sicuro negli ambienti di lavoro a rischio. (Leggi articolo correlato).
“Negli Stati Uniti – ci spiega – già una ventina di anni fa le compagnie assicurative, che hanno il costo sociale degli incidenti sulle loro spalle, dovendo rispondere come polizze salute, hanno acquistato addirittura le aziende produttrici di Dpi (dispositivi di protezione individuale, ndr) perché era ed è meno costoso produrre strumenti atti a prevenire che pagare poi gli indennizzi in caso di incidente”.
Attenzione al costo sociale – Il proprietario Indutex, infatti, sottolinea la stretta correlazione che lega incidente a costo sociale: “Un infortunio sul lavoro – continua -, quando non è mortale ma fortemente invalidante pone un costo non solo monetario per un datore di lavoro e umano per il lavoratore, ma innesca anche inevitabilmente l’apertura di un costo sociale che a volte non è indifferente”.
E in Italia tutti questi costi sono a carico del Sistema Sanitario Nazionale, ovvero “a carico dei cittadini”, precisa Rossin che aggiunge che per alleviare i costi sostenuti dalle imprese per le misure infortunistiche forse sarebbe meglio potenziare gli incentivi esistenti, per il miglioramento dei livelli di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. “I costi rivolti alla prevenzione – conclude infatti – sono in prospettiva risparmi al costo sociale, per cui non dovrebbero essere penalizzati ma anzi dovrebbero essere confermati e magari addirittura aumentati”.