Un’iniziativa provocatoria per alcuni. Un modo di accendere i riflettori sui 419 esuberi dichiarati dall’azienda per altri. A fine marzo è comparsa su Facebook la pagina dei lavoratori italiani della Micron, l’azienda di microelettrica americana, che ha deciso in gennaio di tagliare il 40% dei dipendenti delle sedi di Monza e Brianza, Napoli, Catania e L’Aquila. I lavoratori dopo l’annuncio non si sono infatti dati per vinti: dopo la pagina Facebook, è nato un hashtag dedicato sui principali social network (#casomicron) e infine – questa l’iniziativa che ha fatto discutere – degli annunci veri e propri su ebay, il principale sito internet di e-commerce. Come è andata a finire?
L’annuncio – In posa con il cartello ‘Vendesi’ ben in vista. Ingegneri, informatici e matematici. Tutti con lo sguardo fisso verso la macchina fotografica per uno scatto con al centro la scritta “La professionalità non è in svendita” e ancora “Astenersi perditempo e delocalizzatori”. Qui l’annuncio: www.facebook.com/photo.
È con questa immagine che i lavoratori della Micron ai primi di aprile si sono presentati su ebay e sui social network. Prima infatti hanno scioperato, scritto una lettera al premier Matteo Renzi e infine dato il via a una compagna d’informazione 2.0. Ma perché volevano mettersi in vendita su e-bay?
La vertenza – La Micron Semiconductor, azienda statunitense nel settore della microelettronica, aveva annunciato che dal 7 aprile avrebbe messo in mobilità 419 dipendenti. Questa era la data ultima per un accordo con l’azienda. La manovra, annunciata a fine gennaio, toccava da vicino quasi la metà dei suoi dipendenti italiani.
L’azienda – Micron in Italia è arrivata tre anni fa acquistando Numonyx, azienda fondata nel 2008 da St Microelectronics e Intel, ed è attualmente presente nel Paese con quattro stabilimenti che contano 1.100 lavoratori. Sviluppa tecnologie di memorie e semiconduttori che si trovano nei personal computer, nelle attrezzature per il networking e i server, negli smartphone e nei tablet, nei prodotti di elettronica di consumo.
Dal sette aprile ad oggi – Come è andata a finire la battaglia dei 419 esuberi? Dopo numerosi tavoli tenutisi prima al Ministero dello sviluppo economico e successivamente al Ministero del lavoro tra funzionari, parti sociali e politiche, lavoratori e dirigenza di Micron, nella notte tra il 9 e il 10 aprile, si è giunti ad un accordo che ha ridisegnato la procedura di mobilità prevista.
Dei 419 lavoratori messi in mobilità al 21 gennaio, dopo l’accordo del 9 aprile, 85 sono stati riassorbiti da Micron, 170 dall’azienda italo francese del settore St, 14 hanno deciso di loro volontà di dimettersi dall’azienda, portando a 150 il numero dei dipendenti in esubero, in cassa integrazione straordinaria a zero ore per un periodo massimo di 12 mesi a cui verrà riconosciuto un trattamento di 500 euro mensili.
Micron ha offerto 62 opportunità di trasferimento all’estero (Usa, Europa, Singapore), e 40 opportunità di trasferimento nelle altre sedi italiane, con incentivi e sostegno per lo spostamento e si è detta disponibile, ma senza conferme numeriche scritte, di farsi carico di cercare eventuali nuove opportunità occupazionali per i lavoratori coinvolti dalla cassa integrazione guadagni straordinaria in aziende terze, utilizzando anche il supporto di società di outplacement.
Tra le varie manovre, inoltre, è stata istituita una “cabina di monitoraggio” che si incontrerà con cadenza bimestrale, composta da sindacati, Ministero dello sviluppo economico, Ministero del lavoro e delle politiche sociali e regioni, per controllare la gestione della rotazione della cassa integrazione guadagni straordinaria e dei processi formativi che spettano ad alcuni dei dipendenti in cassa, l’equa distribuzione occupazionale nei diversi siti, l’evoluzione della situazione occupazionale e i trasferimenti in altre sedi.
Le reazioni dei lavoratori – Una settimana fa sono stati ascoltati i lavoratori interessati nella vertenza e, come ha riportato il sindacato, “Oltre l’87% delle lavoratrici e dei lavoratori approvano l’ipotesi di accordo”, secondo le parole di Roberta Turi, responsabile Fiom-Cgil del settore Ict.
Ma per molti, secondo quanto emerge dalle voci dei lavoratori sui social network, dove la pagina dei dipendenti Micron resta molto attiva, gli accordi stipulati ‘sul filo del rasoio’, allo scadere cioè della procedura di mobilità, sono insoddisfacenti. E soprattutto alcuni sottolineano l’incongruenza tra gli alti profitti dell’azienda e le procedure di mobilità avviate: un fattore che ha suscitato il forte sospetto che l’acquisto di Numonyx nel 2008 fosse legato a un piano unicamente finalizzato ad impossessarsi dei brevetti e del know-how generati in Italia, con l’unico intento di delocalizzare in Usa e nel Far East.
Per saperne di più – www.facebook.com/ilcasomicron.