Il contatore di orsi

Non temete il freddo e nemmeno gli orsi polari? Se siete disposti a trasferirvi dalle parti del Circolo Polare Artico, secondo quanto riportato dal Dailymail.co.uk, la Arctic Research and Design Center for Offshore Developments sta cercando entro marzo una persona che conti il numero di esemplari che vivono nel mare di Kara al largo della costa nord occidentale della Siberia. E non è finita qui. Il compenso offerto sarebbe addirittura di 400.000 sterline (circa 480.000 euro).

Considerate che il lavoro è duro (le acque qui sono coperte da un metro di ghiaccio per buona parte dell’anno e le temperature invernale spesso raggiungono i -50°C), e che oltre a contare gli orsi polari dovreste cercare di applicare dei collari elettronici ad almeno venti femmine adulte e prelevare campioni di sangue per effettuare test di laboratorio (se sono affamati, gli orsi potrebbero anche attaccarvi). Il fine di tutto questo? Discutibile. Il progetto è una joint venture tra la compagnia petrolifera russa Rosneft e la multinazionale americana ExxonMobil che vogliono individuare le zone dell’Artico dove poter perforare il territorio per sfruttare l’enorme quantità di petrolio e gas naturale presenti sotto il mare senza, così dicono, danneggiare l’ambiente e la fauna. Il programma di esplorazione richiederebbe un investimento di 3.2 miliardi di dollari, ma gli ambientalisti non ci stanno.

Il capo della campagna di Greenpeace Arctic, Ben Ayliffe, ha sottolineato come le zone in cui le compagnie vorrebbero perforare sono infatti aree protette per una specie già così vulnerabile. “Wrangel Island – ha detto inoltre – è anche un sito Patrimonio Unesco dove gli orsi si riproducono”. Senza contare infine, come ha ricordato, che la Exxon Mobil è la responsabile del disastro ambientale avvenuto 25 anni fa in Alaska, dove una petroliera colpì una barriera corallina al largo di Prince William Sound, riversando più di 700.000 barili di greggio nel Pacifico settentrionale.