Il CoLAP, in occasione della “Giornata Internazionale della Donna”, vuole dedicare un pensiero a tutte le donne, non soltanto per onorare le conquiste sociali, politiche ed economiche da loro raggiunte negli anni, ma anche per ricordare le discriminazioni e le violenze cui esse sono ancora oggetto in tutto il mondo.
“Il CoLAP è per la promozione delle pari opportunità e per il miglioramento delle condizioni dell’occupabilità femminile – dichiara Emiliana Alessandrucci, presidente del CoLAP – basti pensare che i tassi di femminilizzazione in alcune delle nostre associazioni aderenti al CoLAP sono altissimi, arrivando anche al 70%”.
“In Italia da un po’ di tempo ormai – continua l’Alessandrucci – le donne sono entrate più numerose nel mercato del lavoro, ma le loro condizioni professionali purtroppo risultano ancora svantaggiate rispetto a quelle degli uomini e con difficoltà arrivano a ricoprire ruoli ad alto potere decisionale; per questo motivo vogliamo lavorare per valorizzare il talento e l’intraprendenza delle professioniste donne, portando avanti progetti strutturati di autoimprenditoria, capaci di pensare anche all’aspetto delicato, soprattutto per le libere professioniste, della conciliazione vita lavoro. Nell’anno che l’Europa dedica alla “Conciliazione della Vita Professionale e Familiare” – conclude la Presidente – ci attendiamo proposte e risoluzioni che sappiano armonizzare l’esigenza della donna di essere lavoratrice ma anche mamma”.
“I fenomeni della segregazione orizzontale, ovvero la mancata possibilità di accesso ad alcune tipologie di professioni per le donne, e di quella verticale, ossia l’ostruzionismo a raggiungere i vertici delle realtà aziendali e lavorative in genere (con l’eccezione di professioni reputate ‘tipicamente’ ad appannaggio femminile) sono ancora oggi una ‘triste’ e pregnante realtà – dichiara Annadebora Morabito, Consigliere del Comitato scientifico CoLAP – Senza considerare i gap salariali rispetto alle retribuzioni maschili e la mancanza di politiche di tutela per le donne lavoratrici autonome (ad esempio la ‘maternità), specie per le coloro che non sono afferenti ad albi o ordini”.
“Trovo in questi fenomeni – continua la Morabito – una aggravante non di poco conto in relazione alla violenza economica, troppo spesso taciuta ma sovente alla base della non emancipazione delle donne dalla condizione di violenza, soprattutto in presenza di figli. Bisogna pertanto agire a due livelli e strutturare:
– interventi e politiche volti a garantire formazione e istruzione a tutti i livelli su media, realtà lavorative, soggetti interessati alla gestione del tema della violenza, scuole di ogni grado e Università;
– normative che garantiscano nell’applicazione delle sostanziali agevolazioni per tutte le questioni succitate”.
“Solo così forgeremo delle condizioni di eguali diritti ed eguali possibilità tra i generi – conclude Annadebora Morabito – solo così ogni donna che consapevolmente lo desidererà, sarà messa nelle condizioni di esternare le sue competenze ‘differenti’!”.