Secondo gli ultimi dati Eurostat riguardo all’ultimo trimestre 2013, in Italia, le persone disponibili a lavorare ma che non cercano nemmeno un’occupazione sono 3,3 milioni, il 13% della forza lavoro. La media europea sarebbe invece del 4,1%. Per avere qualche esempio nel dettaglio, in Germania il fenomeno rappresenta l’1,3 nel Regno Unito il 2,5, in Spagna il 5,1 (anche se il tasso di disoccupazione è più alto). Inoltre, se in Europa (considerata quella a 28 membri) il dato è cresciuto dello 0,4% rispetto al trimestre precedente, in Italia è aumentato dello 0,9%.
Ai disoccupati in Italia, che fino allo scorso settembre ammontavano a 2,84 milioni (pari all’11,3) si aggiungono dunque 3,3 milioni di persone che non cercherebbero nessun posto di lavoro. Quasi la metà di questi ultimi si dichiara “scoraggiato”, ovvero sostiene di non aver nessuna fiducia nel fatto di poter trovare un’occupazione qualora si mettesse a cercarla e si tiene quindi fuori dal mercato. Due scoraggiati su tre si collocherebbero inoltre al Sud. E gli sfiduciati non avrebbero tutti i torti. Come evidenzia l’Ilo, la disoccupazione, tra il 2007 e il 2013 sarebbe raddoppiata.
Guardando inoltre alle previsioni di Bankitalia, si scopre che anche se ci sarà una (timida ripresa del Pil), lo stesso non varrà per l’occupazione. La percentuale dei disoccupati salirebbe al 12,8% nel 2014 e al 12,9% nel 2015. In Europa, ancora secondo l’Ilo, non andrà meglio: dal 10,9% del 2013, i disoccupati nel 2014 saliranno all’11,1%, percentuale che migliorerà solo a partire dal 2016.
Le cause del fenomeno sono da ricercarsi nella lenta ripresa economica che non riesce a creare lavoro. Un circolo vizioso alimentato dai tagli alla spesa pubblica, dagli aumenti delle tasse sui redditi e sui consumi che pesano sulle famiglie e sulle imprese, quest’ultime frenate nel portare avanti assunzioni e investimenti dal mancato incontro tra politiche monetarie e fiscali. La situazione è simile a livello globale in tutti i Paesi sviluppati, tant’è che l’Ilo ha calcolato i disoccupati del mondo, 202 milioni, e gli “scoraggiati” mondiali: sarebbero 23 milioni.